lunes, 31 de octubre de 2016

Ognissanti: la festa dei morti



Il ponte di Ognissanti nella tradizione italiana

Dolci tipici e vecchi rituali prima e dopo l’avvento di Halloween



Scritto da Fabio Forlano. 11/10/2013

Due giorni per celebrare i santi e commemorare i defunti. Il primo e il 2 novembre rappresentano tappe fondamentali della liturgia dei paesi con tradizione cristiana. Appuntamenti fissi nel calendario onorati d più parti con riti antichissimi, diversi nella forma ma identici nello spirito.

Negli ultimi anni tutto il mondo occidentale ha fatto propria la festa di Halloween. Zucche, caramelle e travestimenti bizzarri sono entrati stabilmente nel patrimonio culturale dei più giovani. In paesi come l’Italia, tuttavia, accanto alle nuove tendenze di stampo americano, resistono rituali che si perpetuano da secoli. Pietanze tipiche e celebrazioni religiose che si tramandano di generazione in generazione e restano un punto fermo nello scorrere inesorabile delle stagioni.

Un po’ di storia

Già intorno al III secolo le prime comunità cristiane erano solite celebrare una festa in onore dei santi. La ricorrenza arrivò a Roma il 13 maggio del 609, quando il papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon alla Vergine Maria e a tutti i martiri. Lo spostamento al primo novembre, invece, risale al pontificato di Gregorio III che decise di far coincidere la solennità cristiana con il capodanno celtico. L’intenzione del papa era di far perdere di significato i riti pagani ma, a distanza di quasi 1200 anni, il vecchio Hallow’s Day e soprattutto la All Hallow’s Eve (da cui Halloween) restano due momenti impregnati di mistero e magia.

La Commemorazione dei defunti, invece, fu istituita nel 998 dall’abate benedittino Odilone di Cluny, il quale dispose che, dopo i vespri del primo novembre, le campane della sua abbazia dovessero suonare cpn rintocchi funebri. La solennità fu istituzionalizzata dal papa Gregorio IV e, per volere del papa Sisto IV, fu estesa a tutta la Chiesa d’Occidente nel 1474.

Oggi in Italia solo il giorno di Ognissanti è considerato festivo a tutti gli effetti. Il 2 novembre, di solito, rientra nel “ponte” solo se in prossimità del weekend.

Tradizioni popolari

Paese che vai, usanza che trovi “, recita un vecchio detto italiano. E così sembrano andare le cose anche quando si parla di Ognissanti e Commemorazione dei defunti. Le tradizioni sono tante. Molte si stanno perdendo, altre resistono nonostante tutto. Di solito sono i più anziani a rinnovare antiche credenze e rituali, mentre i più giovani sono disposti a seguirli finché restano bambini. In alcune zone del Paese (in particolare nelle aree rurali di Friuli, Piemonte, Trentino, Veneto, Abruzzo e Puglia) nella notte tra il primo e il 2 novembre si è soliti lasciare un lume acceso, dell’acqua fresca e finanche del pane per permettere alle anime dei morti in “visita” al mondo terreno di ristorarsi. In Val d’Aosta, invece, le famiglie più rispettose della tradizione lasciano la tavola imbandita mentre sono in visita al cimitero. Nelle campagne lombarde si sistemano coperte e lenzuola, affinché i defunti possano riposarsi in tranquillità.

Mentre in Sardegna, proprio come succede per Halloween, i bambini girano di porta in porta per chiedere offerte per i morti e ricevono in dono pane, fichi secchi, mandorle e dolci.

Dolci e cibi tipici

Per la ricorrenza di Ognissanti, sulle tavole italiane non mancano mai alcuni elementi tipici della tradizione culinaria del Bel Paese. Fave, castagne, mandorle e ficchi secchi sono tra gli alimenti più gettonati. Ma i veri protagonisti sono i dolci. Innanzitutto ci sono le Ossa di Morti : biscotti ripieni di mandorle e nocciole. A seconda della zona questi deliziosi dolcetti possono essere chiamati Stinchetti dei morti (Umbria), Dita d’Apostolo (Calabria) oppure Fave dei Morti (se confezionati con la forma dei legumi).

Ossa di morti

In Campania, in questi due giorni, nessuno si sogna di fare a meno del Torrone: quelli del beneventano sono di gran lunga i più buoni e si possono trovare di gusti e consistenze diversi.

In Sicilia, infine, il 2 novembre è una festa particolarmente sentita dai bambini. A loro sono riservati dolcetti e cioccolatini che, si dice, siano portati personalmente dai defunti. I più comuni sono i Pupi di zuccaro (bamboline di zucchero) e la Frutta martorana, preparata con la pasta di mandorle, detta anche pasta reale.

‘A livella
Nella letteratura italiana i riferimenti alle feste dei primi due giorni di novembre sono numerosi. Uno, però, è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo: ‘A livella, poesia scritta in dialetto napoletano da Totò. L’opera è ambientata in un cimitero, dove inizia un discorso tra le anime di due defunti: un marchese e un netturbino. Il primo si lamenta perché non vuole essere seppellito accanto al secondo. Ma questo gli ricorda che davanti alla morte, gli esseri umani sono tutti uguali.

Ognissanti e Festa dei Morti: viaggio nelle usanze e nelle tradizioni culinarie italiane



A cura di Caterina Lenti. 1.11.2015

Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, l’Italia è letteralmente invasa da antiche usanze e gustose tradizioni culinarie tipiche di Ognissanti e della Festa dei Morti. Ecco le più conosciute.

Tante sono le usanze tramandate nel corso dei secoli, relative ai primi due giorni di novembre, in cui si celebrano la Festa di Tutti i Santi e quella dei Morti. Eccone alcune: in Valle d’Aosta, nella notte tra il 1 e il 2 novembre, si usa vegliare davanti ai fuochi, lasciando sulla tavola delle pietanze per i morti. Dimenticare questo rituale potrebbe provocare tra le anime un forte baccano (tzarivàri).

Anche in Piemonte si mette un piatto in più a tavola, destinato al defunto che viene a far visita ai vivi nella notte tra il 1 e il 2 novembre. In Abruzzo in tempi antichi si decoravano le zucche ed i ragazzi di paese bussavano, di casa in casa, domandando offerte per le anime dei morti (frutta di stagione, frutta secca e dolci). Questa tradizione è ancora viva in alcune località abruzzesi e diffusa è anche l’usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa, cantando un’appropriata canzone. A Pettorano sul Gizio, la canzone suona, su per giù, così: “Oggi è la festa di Tutti i Santi, fate del bene a queste anime in pena. Se farete del bene col cuore, nell’altro mondo vi ringrazieranno”.

In Calabria, nelle comunità italo-albanesi, ci si avviava in corteo verso i cimiteri e dopo varie benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a partecipare. In Emilia Romagna nei tempi passati, i poveri andavano di casa in casa a chiedere “la carità di murt”, ricevendo cibo dalle persone da cui bussavano. In Friuli i contadini lasciano un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane sul desco. Sempre in Friuli, come del resto nelle vallate delle Alpi lombarde, si crede che i morti vadano in pellegrinaggio verso alcuni santuari e chiese lontane dall’abitato, pertanto chi vi fosse entrato in quella notte, le avrebbe trovate affollate da una moltitudine di anime che scompariranno al canto del gallo o al levar della “bella stella”.

A Bormio (Lombardia), la notte del 2 novembre si era soliti mettere sul davanzale una zucca riempita di vino e, in alcune case, si imbandisce la cena. Nel Vigevanasco (Vigevano) e in Lomellina c’era l’abitudine di lasciare in cucina un secchio d’acqua fresca, una zucca piena di vino, il fuoco acceso e le sedie attorno al focolare. Nelle campagne intorno a Cremona ci si alza presto, rassettando per bene i letti, in modo di far riposare le anime dei difunti, comodamente, su di essi. In Molise, a Carovilli, ogni famiglia organizzava una cena particolare, “r cummit”, da condividere con parenti e amici, con un piatto forte a base di tagliatelle bianche condite con la verza; lasciando delle porzioni, a fine cena, fuori da porte e finestre, per le anime che sarebbero venute in visita.

In Campania, ai tempi del dopoguerra, nei quartieri popolari si usava andare in giro con una cassetta di cartone a forma di bara, detta “u tavutiello”, gridando: “Fammi del bene per i morti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti e fammi del bene per i morti!”. In Puglia la sera precedente il 2 novembre, si usa ancora imbandire la tavola per la cena con pane, acqua e vino, apposta per i morti, che si crede tornino a visitare i parenti, approfittando del banchetto e fermandosi almeno sino a Natale o alla Befana. Sempre in Puglia, ad Orsara in particolare, la festa veniva viene ancora chiamata “Fuuc acost” e coinvolge tutto il paese. Si decorano le zucche chiamate “Cocce priatorje”, si accendono falò di rami di ginestre agli incroci e nelle piazze e si cucina sulle loro braci; gli avanzi vengono riservati ai morti, lasciandoli disposti agli angoli delle strade.

In Sardegna, dopo la visita al cimitero e la messa, si tornava a casa a cenare con la famiglia riunita. A fine pasto, però non si sparecchiava, lasciando tutto intatto per gli eventuali defunti e spiriti che avrebbero potuto visitare la casa durante la notte. Prima della cena, i bambini andavano in giro per il paese a bussare alle porte, dicendo “Morti, morti”, e ricevendo in cambio dolcetti, frutta secca e in rari casi, denaro. Se fave, castagne, mandorle e fichi secchi sono tra gli alimenti più gettonati, i dolci rappresentano i veri protagonisti di questo periodo.

Tra i più noti: le Ossa dei Morti, gustosi biscotti ripieni di mandorle e nocciole chiamati, a seconda della zona, Stinchetti dei Morti (Umbria), Dita d’Apostolo (Calabria) o Fave dei Morti, se confezionati con la forma dei legumi. In Campania, in questi due giorni, è immancabile il torrone (ottimo quello del Beneventano); mentre in Sicilia, la Festa dei Morti è fortemente sentita dai bimbi cui sono riservati dolcetti e cioccolatini, “portati personalmente dai defunti”, come i Pupi di zuccaro (bamboline di zucchero), e la Frutta Martorana, realizzata con pasta reale.

Frutta martorana






 Oggi è la notte prima di Ognissanti. Avete già visto cosa si fa in Ognissanti nel Bel paese. Ma adesso parliamo del tuo paese. Che cosa è tipica in Ognissanti al tuo paese? Ci sono piatti o dolci speciali che si fanno in Catalogna o in Spagna? Si somigliano i tipici dolci "panellets" alla frutta martorana, ad esempio? 

Cosa ne pensate della sostituzione che negli ultimi anni si fa della tradizione cristiana per il pagano e americano Halloween? Cosa fate, celebrate Ognissanti, Halloween, tutti e due, o nessuno, e che ne pensate?

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