Il ponte di Ognissanti nella tradizione italiana
Dolci tipici e vecchi rituali prima e dopo l’avvento di Halloween
Scritto da
Fabio Forlano. 11/10/2013
Due giorni per
celebrare i santi e commemorare i defunti. Il primo e il 2 novembre
rappresentano tappe fondamentali della liturgia dei paesi con tradizione
cristiana. Appuntamenti fissi nel calendario onorati d più parti con riti
antichissimi, diversi nella forma ma identici nello spirito.
Negli ultimi
anni tutto il mondo occidentale ha fatto propria la festa di Halloween. Zucche,
caramelle e travestimenti bizzarri sono entrati stabilmente nel patrimonio culturale
dei più giovani. In paesi come l’Italia, tuttavia, accanto alle nuove tendenze
di stampo americano, resistono rituali che si perpetuano da secoli. Pietanze
tipiche e celebrazioni religiose che si tramandano di generazione in
generazione e restano un punto fermo nello scorrere inesorabile delle stagioni.
Un po’ di storia
Già intorno al
III secolo le prime comunità cristiane erano solite celebrare una festa in
onore dei santi. La ricorrenza arrivò a Roma il 13 maggio del 609, quando il
papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon alla Vergine Maria e a tutti i martiri. Lo
spostamento al primo novembre, invece, risale al pontificato di Gregorio III
che decise di far coincidere la solennità cristiana con il capodanno celtico.
L’intenzione del papa era di far perdere di significato i riti pagani ma, a
distanza di quasi 1200 anni, il vecchio Hallow’s Day e soprattutto la All
Hallow’s Eve (da cui Halloween) restano due momenti impregnati di mistero e
magia.
La
Commemorazione dei defunti, invece, fu istituita nel 998 dall’abate benedittino
Odilone di Cluny, il quale dispose che, dopo i vespri del primo novembre, le
campane della sua abbazia dovessero suonare cpn rintocchi funebri. La solennità
fu istituzionalizzata dal papa Gregorio IV e, per volere del papa Sisto IV, fu
estesa a tutta la Chiesa d’Occidente nel 1474.
Oggi in Italia
solo il giorno di Ognissanti è considerato festivo a tutti gli effetti. Il 2
novembre, di solito, rientra nel “ponte” solo se in prossimità del weekend.
Tradizioni popolari
“Paese che vai, usanza che trovi “,
recita un vecchio detto italiano. E così sembrano andare le cose anche quando
si parla di Ognissanti e Commemorazione dei defunti. Le tradizioni sono tante.
Molte si stanno perdendo, altre resistono nonostante tutto. Di solito sono i più
anziani a rinnovare antiche credenze e rituali, mentre i più giovani sono
disposti a seguirli finché restano bambini. In alcune zone del Paese (in
particolare nelle aree rurali di Friuli, Piemonte, Trentino, Veneto, Abruzzo e
Puglia) nella notte tra il primo e il 2 novembre si è soliti lasciare un lume
acceso, dell’acqua fresca e finanche del pane per permettere alle anime dei
morti in “visita” al mondo terreno di ristorarsi. In Val d’Aosta, invece, le
famiglie più rispettose della tradizione lasciano la tavola imbandita mentre
sono in visita al cimitero. Nelle campagne lombarde si sistemano coperte e
lenzuola, affinché i defunti possano riposarsi in tranquillità.
Mentre in
Sardegna, proprio come succede per Halloween, i bambini girano di porta in
porta per chiedere offerte per i morti e ricevono in dono pane, fichi secchi,
mandorle e dolci.
Dolci e cibi tipici
Per la
ricorrenza di Ognissanti, sulle tavole italiane non mancano mai alcuni elementi
tipici della tradizione culinaria del Bel Paese. Fave, castagne, mandorle e
ficchi secchi sono tra gli alimenti più gettonati. Ma i veri protagonisti sono
i dolci. Innanzitutto ci sono le Ossa di
Morti : biscotti ripieni di mandorle e nocciole. A seconda della zona
questi deliziosi dolcetti possono essere chiamati Stinchetti dei morti (Umbria), Dita
d’Apostolo (Calabria) oppure Fave dei
Morti (se confezionati con la forma dei legumi).
Ossa di morti |
In Campania, in
questi due giorni, nessuno si sogna di fare a meno del Torrone: quelli del
beneventano sono di gran lunga i più buoni e si possono trovare di gusti e
consistenze diversi.
In Sicilia,
infine, il 2 novembre è una festa particolarmente sentita dai bambini. A loro
sono riservati dolcetti e cioccolatini che, si dice, siano portati
personalmente dai defunti. I più comuni sono i Pupi di zuccaro (bamboline di zucchero) e la Frutta martorana, preparata con la pasta di mandorle, detta anche
pasta reale.
‘A livella
Nella
letteratura italiana i riferimenti alle feste dei primi due giorni di novembre
sono numerosi. Uno, però, è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo: ‘A livella, poesia scritta in dialetto
napoletano da Totò. L’opera è ambientata in un cimitero, dove inizia un
discorso tra le anime di due defunti: un marchese e un netturbino. Il primo si
lamenta perché non vuole essere seppellito accanto al secondo. Ma questo gli
ricorda che davanti alla morte, gli esseri umani sono tutti uguali.
Ognissanti e Festa dei Morti: viaggio nelle usanze e nelle tradizioni culinarie italiane
A cura di
Caterina Lenti. 1.11.2015
Dalla Valle
d’Aosta alla Sicilia, l’Italia è letteralmente invasa da antiche usanze e
gustose tradizioni culinarie tipiche di Ognissanti e della Festa dei Morti. Ecco
le più conosciute.
Tante sono le
usanze tramandate nel corso dei secoli, relative ai primi due giorni di
novembre, in cui si celebrano la Festa di Tutti i Santi e quella dei Morti.
Eccone alcune: in Valle d’Aosta, nella notte tra il 1 e il 2 novembre, si usa
vegliare davanti ai fuochi, lasciando sulla tavola delle pietanze per i morti.
Dimenticare questo rituale potrebbe provocare tra le anime un forte baccano
(tzarivàri).
Anche in
Piemonte si mette un piatto in più a tavola, destinato al defunto che viene a
far visita ai vivi nella notte tra il 1 e il 2 novembre. In Abruzzo in tempi
antichi si decoravano le zucche ed i ragazzi di paese bussavano, di casa in
casa, domandando offerte per le anime dei morti (frutta di stagione, frutta
secca e dolci). Questa tradizione è ancora viva in alcune località abruzzesi e
diffusa è anche l’usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di
contadini e artigiani che vanno di casa in casa, cantando un’appropriata
canzone. A Pettorano sul Gizio, la canzone suona, su per giù, così: “Oggi è la
festa di Tutti i Santi, fate del bene a queste anime in pena. Se farete del
bene col cuore, nell’altro mondo vi ringrazieranno”.
In Calabria,
nelle comunità italo-albanesi, ci si avviava in corteo verso i cimiteri e dopo
varie benedizioni e preghiere per entrare in contatto con i defunti, si
approntavano banchetti direttamente sulle tombe, invitando anche i visitatori a
partecipare. In Emilia Romagna nei tempi passati, i poveri andavano di casa in
casa a chiedere “la carità di murt”, ricevendo cibo dalle persone da cui
bussavano. In Friuli i contadini lasciano un lume acceso, un secchio d’acqua e
un po’ di pane sul desco. Sempre in Friuli, come del resto nelle vallate delle
Alpi lombarde, si crede che i morti vadano in pellegrinaggio verso alcuni
santuari e chiese lontane dall’abitato, pertanto chi vi fosse entrato in quella
notte, le avrebbe trovate affollate da una moltitudine di anime che
scompariranno al canto del gallo o al levar della “bella stella”.
A Bormio
(Lombardia), la notte del 2 novembre si era soliti mettere sul davanzale una
zucca riempita di vino e, in alcune case, si imbandisce la cena. Nel
Vigevanasco (Vigevano) e in Lomellina c’era l’abitudine di lasciare in cucina
un secchio d’acqua fresca, una zucca piena di vino, il fuoco acceso e le sedie
attorno al focolare. Nelle campagne intorno a Cremona ci si alza presto,
rassettando per bene i letti, in modo di far riposare le anime dei difunti,
comodamente, su di essi. In Molise, a Carovilli, ogni famiglia organizzava una
cena particolare, “r cummit”, da condividere con parenti e amici, con un piatto
forte a base di tagliatelle bianche condite con la verza; lasciando delle
porzioni, a fine cena, fuori da porte e finestre, per le anime che sarebbero
venute in visita.
In Campania, ai
tempi del dopoguerra, nei quartieri popolari si usava andare in giro con una
cassetta di cartone a forma di bara, detta “u tavutiello”, gridando: “Fammi del
bene per i morti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi
porti e fammi del bene per i morti!”. In Puglia la sera precedente il 2
novembre, si usa ancora imbandire la tavola per la cena con pane, acqua e vino,
apposta per i morti, che si crede tornino a visitare i parenti, approfittando
del banchetto e fermandosi almeno sino a Natale o alla Befana. Sempre in
Puglia, ad Orsara in particolare, la festa veniva viene ancora chiamata “Fuuc
acost” e coinvolge tutto il paese. Si decorano le zucche chiamate “Cocce
priatorje”, si accendono falò di rami di ginestre agli incroci e nelle piazze e
si cucina sulle loro braci; gli avanzi vengono riservati ai morti, lasciandoli
disposti agli angoli delle strade.
In Sardegna,
dopo la visita al cimitero e la messa, si tornava a casa a cenare con la
famiglia riunita. A fine pasto, però non si sparecchiava, lasciando tutto
intatto per gli eventuali defunti e spiriti che avrebbero potuto visitare la
casa durante la notte. Prima della cena, i bambini andavano in giro per il
paese a bussare alle porte, dicendo “Morti, morti”, e ricevendo in cambio dolcetti,
frutta secca e in rari casi, denaro. Se fave, castagne, mandorle e fichi secchi
sono tra gli alimenti più gettonati, i dolci rappresentano i veri protagonisti
di questo periodo.
Tra i più noti:
le Ossa dei Morti, gustosi biscotti ripieni di mandorle e nocciole chiamati, a
seconda della zona, Stinchetti dei Morti (Umbria), Dita d’Apostolo (Calabria) o
Fave dei Morti, se confezionati con la forma dei legumi. In Campania, in questi
due giorni, è immancabile il torrone (ottimo quello del Beneventano); mentre in
Sicilia, la Festa dei Morti è fortemente sentita dai bimbi cui sono riservati
dolcetti e cioccolatini, “portati personalmente dai defunti”, come i Pupi di
zuccaro (bamboline di zucchero), e la Frutta Martorana, realizzata con pasta
reale.
Frutta martorana |
Oggi è la notte prima di Ognissanti. Avete già visto cosa si fa in Ognissanti nel Bel paese. Ma adesso parliamo del tuo paese. Che cosa è tipica in Ognissanti al tuo paese? Ci sono piatti o dolci speciali che si fanno in Catalogna o in Spagna? Si somigliano i tipici dolci "panellets" alla frutta martorana, ad esempio?
Cosa ne pensate della sostituzione che negli ultimi anni si fa della tradizione cristiana per il pagano e americano Halloween? Cosa fate, celebrate Ognissanti, Halloween, tutti e due, o nessuno, e che ne pensate?
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