La Toscana è
una delle regioni più pregiate dai turisti che un anno tra l’altro visitano il
Bel paese. In genere, tutta l’Italia ha una bellezza senza paragone, in cui si
sviluppa tutto un patrimonio storico e culturale, una densa eredità monumentale
ma, senza dubbio, la Toscana concentra in una regione tutta questa vasta
eredità storica, artistica, monumentale delle sue città, dei suoi paesi, dei
suoi paesaggi... Perché, insomma, la Toscana deve essere concepita nel suo
insieme. Montagne, spiagge, campagna, vitigne, paesi e città. Questa è la
caratteristica della regione Toscana, capire tutto l’insieme. E forse, è quello
che fa si che la regione sia una delle più visitate e più pregiate di tutto il
Bel paese.
Ma, ci sono
altre Toscane in altri paesi? Potremmo dire che ci sia una Toscana spagnola?
La rivista
Vogue lo ha confermato: sì, c’è una regione, o forse diremmo meglio, c’è un
territorio che si può paragonare per il concentramento di tutto questo insieme,
paesi pittoreschi, una conservata e pregiata archittetura tradizionale, una
densa eredità storica e monumentale e un patrimonio culturale, mescolato al
paesaggio e la campagna, montagne e fiumi, che fanno di questo territorio un
posto con tantissimo fascino, che ha portato la rivista a considerarlo come la
Toscana spagnola: si tratta di un territorio aragonese situato vicino alla
Catalogna e alla regione Valenciana, che vi ha conferito una circonstanza
storica e culturale particolare: è il territorio del Matarraña (Matarragna).
La manifestazione culturale più caratteristica del
Matarragna: il catalano di Aragona
Siamo in un
territorio i cui confini con la Catalogna e la regione Valenciana gli hanno
conferito una delle sue singolarità più importanti: la lingua catalana. Questa
manifestazione, così viva come polemica, fa parte di questo insieme del
territorio che vi unisce con i territori con cui confina: si parla la stessa
lingua, con le sue differenze, a Gandesa, a Tortosa, a Vinaròs, a Morella, come
a Vallderoures, a Calaceit o a Queretes.
Il catalano di
Aragona, che si parla in una stretta striscia territoriale che confina con la
Catalogna e la regione Valenciana, che va da Montanui, nel territorio della
Ribagorza fino ad Aiguaviva, nella Bassa Aragona, tratandosi di particolari dialetti
che si differenziano da paese in paese, anche se il tronco comune è lo stesso.
È così diverso dallo standard ufficiale che si usa in Catalogna, che ci sono
alcuni che dicono che è una lingua diversa al catalano, che per stigmatizzarlo
come una lingua di uso campanilista, provinciano, viene denominato come
“chapurreao”, che è come dire mal parlato, definizione fatta per denigrare la
lingua propria e usare come unica lingua il castigliano, ma attualmente viene
valorizzata la lingua propria, perché gli abitanti di tutta questa striscia
territoriale hanno coscienza di parlare una lingua che condividono con gli
ablitanti al di fuori dei loro confini, ed è promosso a scuola per i propri
genitori che non vogliono che la loro lingua si perda. Non invano, l’uso del
catalano di Aragona è più importante qui che nella propria Catalogna, giacché
la conoscenza della lingua propria, nelle sue varianti dialettali, supera il
percentuale dell’80% della popolazione locale.
È così come non
deve essere strano per voi se andate per le strade e vicoli dei paesini
matarragnesi e sentite parlare una lingua diversa allo spagnolo. Ascoltatela.
Non vi stupite: se ci si ascolta la si capisce benissimo, ve lo assicuro.
Adesso scopriremo il territorio, i suoi paesaggi, i suoi
paesi e i suoi monumenti, anche scopriremo gli eccellenti prodotti del
Matarragna, che sono il frutto della dedicazione e lo sforzo dei suoi abitanti.
Il territorio del Matarragna: la Toscana spagnola
Dunque
andiamoci a questo territorio che fa parte della Bassa Aragona, un vasto
territorio che abbracia gli attuali territori aragonesi della Bassa Aragona di
Alcañiz e il Basso Martín, conosciuti dal suo itinerario del Tamburo e la
Grancassa (el Tambor y el Bombo) durante la Settimana Santa, Andorra-Sierra de Arcos,
un pezzo dello storico territorio del Maestrazgo, la Bassa Aragona di Caspe, la
città del Compromesso, ed evidentemente il territorio del Matarragna.
Questo
territorio deve il suo nome al fiume che percorre da sud verso nord e che versa
le sue acque nel fiume Ebro, il fiume Matarragna, che nasce vicino al paese che
dà il nome alle montagne più importanti dal territorio e che lo separa dal
mare, da Catalogna e dalla regione Valenciana, le montagne di Beseit. Dopo ci
parleremo.
Si possono
visitare dei paesi pittoreschi e conoscere la loro archittetura tradizionale,
una densa eredità monumentale e un patrimonio culturale vivo e diverso.
Infatti, il qualificativo di Toscana spagnola è come il cacio sui
maccheroni per le sue similitudini con la regione italiana, molto di più estesa
e ricca in arte, ma di una fisionomia simile: colline continue, fiumi un po’
selvaggi e i paesi che appariscono subitamente e che dalla sua altezza dominano
il territorio e che stanno completamente integrati nei paesaggi, e i loro
colori intensi, composti soprattutto dai colori marroni terroni delle loro
costruzioni, il verde fresco dei vitigni e il verde scuro degli ulivi e
l’azzurro splendente del cielo.
Anche il
Matarragna offre dei buoni alloggi di agriturismo e permette di fare tantissime
attività in un ambiente naturale eccezionale.
Da dove
iniziare un percorso così interessante come questo? Come io vengo da
Barcellona, forse inizierei dal primo paese che uno ci si trova quando viene
dalla Catalogna per l’entrata naturale, quella che viene dal vicino territorio
della Terra Alta, il percorso della strada nazionale N-420. Inizieremo il percorso
per il Matarragna da Calaceit (in spagnolo, Calaceite).
Calaceit/Calaceite
Un bello murale
fatto da piastrelle separa la Catalogna dell’Aragona, e pochi chilometri circa
separano il confine con il bellissimo paese di Calaceit/Calaceite, i cui origini sono due chilometri circa il
paese, nelle rovine del paese ibero di
Sant’Antonio, ma gli origini del paese in sé sono sicuramente arabi.
Il paese ha un
interessantissimo patrimonio archittetonico ed è per questo che il paese è
stato dichiarato di interesse storico-artistico.
Calaceit/Calaceite |
Il centro
storico di Calaceit è veramente singolare. Ogni strada, ogni vicolo ha un
intensissimo fascino: la Via Maggiore, la Via Maella,..., piene di palazzi di
muri di pietra, balconi e finestre pieni di squisite figure di ferro battuto, e
di stile gotico e facciate tradizionali guarnite con i fiori. Si distinguono
palazzi come la casa Moix, nella Via
Roquetas, costruzione del XVIII secolo, la cui straordinaria facciata è
riprodotta nel Pueblo Español di Barcellona.
Parte della
muraglia che proteggeva il paese continua in piedi. Ci sono i portoni sui quali
ci stanno la cappella del Pilar e la
cappella di Sant’Antonio, dal XVIII secolo. Una delle gioie più monumentali
del paese è la chiesa barocca dell’Assunzione,
di bella facciata.
Nella piazza
Maggiore si impone il Palazzo del Comune,
di stile manierista, e una curiosa loggia
che dà a un cortile interiore di edifici, di grande bellezza.
Palazzo del Comune con la loggia. Calaceit |
In un antico
palazzo vicino all’antico portone di san
Rocco, trovasi il museo di Juan Cabré,
che espone una raccolta privata di archeologia, pur raccogliendo
esposizioni temporali di artisti comtemporanei.
Lasciamo Calaceit
e la prossima fermata nel nostro percorso la faremo a Queretes/Cretas, dopo aver preso la strada autonomica A-1413, che
arriva a questo bel paese matarragnense. Lasciamo, a sinistra una strada
provinciale che porta a Arenys/Aréns de
Lledó, piccolo paese accanto al fiume Algars, che fa di frontiera con
Catalogna. Arriviamo a Queretes/Cretas.
Arenys/Arens de Lledó |
Queretes/Cretas
A
Queretes/Cretas potremo fare una passeggiata per le sue strade e vicoli di
aspetto medievale e godere dal suo interessante centro storico con un esteso
patrimonio.
Iniziamo il
nostro percorso con la chiesa
dell’Assunzione, di stile gotico con facciata di stile plateresco, di
grande bellezza. Continuiamo fino all’arco
di casa Sapera. A destra lasciamo il
Centro d’Interpretazione della Cultura Ibera, che fa parte dell’Itinerario
degli Iberi della Bassa Aragona, e a sinistra lasciamo la pittoresca via Orden
de Calatrava. Traversiamo il portone, dove inizia la via Maggiore e arriviamo a
Piazza Spagna, in cui si trova una gogna in mezzo dove si impiccava i
prigionieri. Lì si trova il palazzo del
Comune e l’antica prigione. Faremo una passegiata per le diverse strade,
portoni e archi, come il portone di
Vallderoures, da dove potremo osservare un bel panorama delle montagne di
Beseit, bei palazzi come Casa Turull o
l’antico mulino del paese o la Casa del Diezmo, e anche le diverse croci di termine che ci sono nel paese, come la croce del Fossar o la croce della Barana. Nel
suo termine, si trovano rovine ibere, delle pitture rupestri, e diverse fonti e
un bel paesaggio che fa affascinante la visita. Qui si può comprare un buon
vino fatto dai vitigni del suo termine, che assomigliano ai buoni vini della
Denominazione di Origine Terra Alta, della vicina Catalogna.
Piazza Maggiore. Queretes/Cretas |
Lasciamo Queretes,
e sempre a sinistra, lasciamo una strada che porta a Lledó e alla vicina Horta de
Sant Joan, paese che affascinò il
pittore Picasso, in cui ci spostò durante un tempo. Continuiamo fin arrivare al
capoluogo di questo territorio, Vallderroures/Valderrobres.
Lledó |
Vallderoures/Valderrobres
Capoluogo del
territorio matarragnese, vicino dalle montagne di Beseit, sotto le pittoresche
montagne del Perigañol e la Caixa, il suo intorno è agricolo, ripieno di terre
coltivate da ulivi e da vigneti.
Il paese si
estende pel pendio di una collina accanto al fiume Matarragna, il cui letto
divide il paese in due: da una parte il centro storico, pedonale e di vicoli
ripidi, in cui ancora si vive in tranquillità di un autentico e affascinante
paese, e altrove si estende la parte moderna, l’Arrabal, pieno di negozi,
alloggi e locali di ocio.
Il centro
storico, col suo castello e chiesa nel posto più alto del paese e le sue case
più antiche, alcune di loro abbandonate, allineate accanto al fiume, concentra la
maggior parte degli edifici più interessanti.
Per arrivare al
centro storico, il posto più bello e turistico è arrivare attraverso il Ponte medievale di pietra, da tre occhi,
che deve attraversare per accedere, dopo passare sotto il Portone di san Rocco o dei Leoni, alla bellissima Piazza Maggiore. Dire che dal ponte si
può ottenere una fotografia bellissima dello “skyline” di Vallderoures. Del portone di san Rocco o dei Leoni, dire
che è una pittoresca composizione da torreone e portone del XIV secolo, con la
immagine del santo, un orologgio di sole e due piccole colonne coronate da due
leoni.
Vallderoures/Valderrobres |
La Piazza Maggiore è il punto di partenza
dei stretti vicoli che salgono fino al castello. Si impone il palazzo del Comune, di stile manierista,
il quale è riprodotto nel Pueblo Español di Barcellona, in cui si può vedere
una bella veranda di archetti tipicamente aragonese e la cornice lavorata in
legno e i muri sgrafiatti. Anche si trovano altri palazzi di bella fattura,
come la fonda Blanc o la casa dei Pereret.
Sarebbe
impossibile di capire Vallderoures senza l’impressionante figura del castello
che corona il paese, la cui immagine è diventata il suo tratto più
riconoscibile.
Per arrivare,
si parte dalla Piazza Maggiore per la via del Carmine, attraverso una affascinante
trama di stretti vicoli, guarniti da fiori e le facciate dal colore azzurro,
fino ad arrivare all’insieme formato dalla chiesa
di santa Maria Maggiore e il castello dei Fernandez de Heredia.
L’origine del
castello è incerta, ma quello che si può ora visitare, è costruito su una
roccia naturale, che ancora si può vedere nel suo secondo piano, ed edificata
come elemento di diffesa, è un’opera del XIV secolo, di stilo gotico levantino,
e fu ordenato costruire dal arcivescovo Garcia Fernandez de Heredia, e alla sua
morte, continuarono i vescovi Dalmau de Mur e Hernando di Aragona, che hanno
trasformato il castello in un palazzo episcopale. Consta di un’estruttura
essagonale che distribuisce le sue dipendenze intorno a un cortile aperto.
Durante un periodo allungato nel tempo è stato abbandonato finché è stato
considerato monumento nazionale e si sono ripresi i lavori di recupero e
ricostruzione, che lo hanno lasciato nel suo stato attuale.
Oggigiorno, il
castello è diventato uno spazio per la cultura, in cui si fanno visite
turistiche, esposizioni, congressi, attuazioni teatrali e musicali,... Un
spazio del passato che si usa al presente e guarda al futuro.
Inseparabilmente
unita alla figura del castello-palazzo, la chiesa
di santa Maria Maggiore, è uno dei più splendidi esempi di stile gotico
levantino di tutta la provincia, dichiarata di interesse culturale, risaltando
la sua meravigliosa facciata, con il frontespizio di archivolte, dei notabili
gruppi di sculture e un affascinante rosone. Il suo interno è discretto, dopo
la destruzione durante la Guerra di Spagna.
Palazzo del Comune. Vallderoures |
Una bella
passeggiata per i suoi vicoli completa la visita al paese. Adesso, penseremo al
prossimo punto interessante, e da dove potremo partire per fare delle gite per
le montagne, vivere la natura. Si tratta di Beseit/Beceite,
arrivandosi per la strada provinciale A-2412, inserito in quello che gli
abitanti del Matarragna denominano “i loro Pirinei”, le montagne di Beseit “els
Ports”.
Beseit/Beceite
Beseit/Beceite, sei chilometri appena del capoluogo, è conosciuto per la sua flora e la sua
fauna, e per i suoi spazi naturali di grande ricchezza dei paesaggi, ed anche
per il bel paese ed una gioia gastronomica: i funghi. Di apparente origine
araba, il paese presenta un’estruttura complessa, che si distribuisce in
quattro rioni: il rione di Villanueva,
che si stretta nel interno del recinto della muraglia del XIII secolo; i rioni
di san Rocco e del Calvario, che si
estendono fuori muraglia, e il rione di Sant’Anna,
che è cresciuto all’altra riva del fiume Matarragna, i primi passi di cui
passano per questo paese.
Beseit/Beceite |
Della muraglia,
si conservano vestigi come il portone di
san Gregorio, dal XII secolo, e i
portoni di san Rocco, Coll o il di via Llana, senza dimenticare il portone di Villanueva, dal XVI
secolo.
Anche sono
interessanti qualche palazzo, come casa
Palau, di apparente aspetto fortificato. Un altro edificio attraente è il palazzo del Comune, di stile gotico,
con una loggia nel suo pianoterra di sei archi; il piano superiore e la facciata
sono stati ristrutturati e offrono un aspetto più moderno. Presso il comune, si
trova la Carcere o Presoneta, oggi
agriturismo.
Vicina è la chiesa di san Bartolomeo, dal XVIII
secolo, di stile barocco, e presso al ponte
di sant’Anna, si trova l’eremo dello stesso nome, anche diciottesca.
Interessante è la visita ai mulini di
fabbricazione di carta, che hanno funzionato fino il XX secolo, prima della
guerra, e si fabbricava carta di buona qualità.
Una bella
fermata per fare una fotografia: andatevi alla fonte della Rabosa. Possiate lasciare la macchina un minutino alla
curva della strada che sale fino all’incrocio del Parrissal e la Peixquera,
perché vale la pena fare una fermatina in questo bel paraggio.
Ma se c’è
qualcosa che risalta a Beseit è il suo intorno naturale. Chi viene qui lo si fa
per godere di uno spazio naturale di singolarità: le montagne di Beseit. Il paese ha una buona ubicazione per gli
amanti della natura e per la prattica dell’alpinismo e dell’escursionismo, per
conoscere la ricchezza della flora e della fauna, e si trovano la lontra, degli uccelli rapaci e, soprattutto, la capra
montese.
El Parrissal |
Senza dubbio,
la miglior gita è quella che percorre la sorgente del fiume Matarragna ed i
suoi primi passi, che è conosciuta dal nome di Parrissal. È una gita di circa due ore (più ritorno), consigliata
in qualche stagione meno l’inverno e in periodi di cresciute subite di acqua. È
fornita di passerelle di legno per superare il corso acquatico. La gita
comincia in piano, ma in salita prolungata fino alle “Gubies”, o spettacolari aghi di roccia. Dopo il fiume sparisce
sotto un caos di sassi e roccie, dovendo avere un po’ di precauzione, e a poco
a poco, le pareti, ogni volta con più verticalità, si avviccinano, lasciando
una stretta fenditura, quello che si chiama gli stretti “Estrets” del Parrissal. C’è chi segue fin arrivare a San Michele di Espinalbà, vicino ai
confini con Catalogna e la regione Valenciana, nel picco che si conosce come il
Tossal dels Tres Reis.
Un’altra
interessante gita porta a un rinfrescante bagno nell’acque tranquille e piene
di pozze del fiume Ulldemó. Un’altra
è andare allo stagno di Pena e il suo
intorno montagnoso del Perigañol e la
Caixa, bellissima gita. E tantissime gite in montagna che è un punto di
speciale bellezza e di speciale punto di partenza per tantissimi alpinisti ed
escursionisti. Un’ultima nota: si può godere anche delle pitture rupestri di
stile levantino, come quelle della Fenellosa,
all’inizio della gita del Parrissal.
Ritorniamo a Vallderoures,
a fin di prendere la strada autonomica A-1414 fin arrivare al prossimo punto di
interesse, Fontdespatla/Fuentespalda.
Fontdespatla/Fuentespalda
Piccolo
villaggio sotto le montagne della Nevera e dell’Umbria, difeso dalla sua
muraglia medievale, dalla quale fa parte un magnifico torreone del XIV-XV
secolo, conosciuto come torre degli Arabi
(torre de los Moros), edificio di piano quadrato che è stata usata come
prigione durante alcuni secoli, e conserva ancora alcuni elementi propri delle
carceri. Recentemente è stato restaurato e c’è un belvedere di cui si apre una
bella panoramica da fare un sguardo.
Accedesi per
uno dei archi della muraglia alla Piazza
Maggiore, dove si trova la chiesa del
Salvatore, un edificio dei XVI-XVII secolo, di stile barocco con un’aria
difensiva. Nel suo interno, c’è uno degli organi più antichi dell’Aragona.
Presso c’è il cimitero dove si possono vedere alcune curiose stele funerarie
medievali.
Fontdespatla/Fuentespalda |
Gli eremi di santa Barbara e San Michele sono anche
costruzioni che hanno un certo interesse.
La stessa
strada autonomica che ci ha portato fino a Fontdespatla, adesso vi porta al
prossimo punto di interesse: Penaroja de
Tastavins/Peñarroya de Tastavins.
Penaroja
de Tastavins/Peñarroya de Tastavins
Sulla sponda
del fiume Tastavins, sotto lo sguardo delle montagne di Beseit, che qui
apparono sotto le curiose forme delle Roccie
del Masmut, e sotto i picchi del Tossal
de l’Hereu e del Tossal d’Encanadé, nelle quali si godono gli escursionisti e gli
alpinisti, appare il bello villaggio di Penaroja
de Tastavins/Peñarroya de Tastavins.
Roques del Masmut |
La prima cosa
che dobbiamo risaltare di Penaroja de Tastavins è la sua dedicazione alla
industria suina, che anche conta con un Centro di Inseminazione Artificiale
Suina. I prosciutti di Penaroja sono molto pregiati e conosciuti, e fanno parte
di una Denominazione di Origine Controllata propria che la rendono un altro
attrattivo della zona.
Una passeggiata
gradevole si può fare per il suo centro storico: le sue case de pietre, i suoi
bei palazzi, alcuni con traccie del tipico arte gotico aragonese, miscuio con
le tracce arabe, che qui si chiama mudejar.
Risaltano la chiesa barocca di Santa
Maria Maggiore, l’antico mulino di
olio, il palazzo del Comune, con
la sua prigione, che fa parte, insieme a tutte le altre antiche prigioni del
territorio di un itinerario, del XV secolo. Su queste, dobbiamo dire che furono
costruite tra il XVI e il XVIII secolo, e si costruivano accanto i palazzi dei
Comuni giacché erano i sindachi quelli che avevano il massimo potere per
imprigionare e condannare i reclusi.
Penaroja de Tastavins/Peñarroya de Tastavins |
Anche c’è un
Centro d’Interpretazione, Inhospitak,
che fa parte del progetto Dinopolis, che è una mostra paleontologica in cui si
può visitare i fossili originali del dinosauro più completo che si è trovato in
Spagna, il Tastavinosaurus, trovato a
Penarroja de Tastavins, di cui c’è anche una coppia a escala naturale di 17
metri di lunghezza.
Ma se c’è un
monumento che risalta soprattutto a Penaroja, e che si trova vicino al paese,
sul fiume Tastavins, è il santuario della
Vergine della Fonte (Virgen de la Fuente), uno degli insieme monumentali e
culturali più interessanti del territorio e della provincia di Teruel,
dichiarato monumento storico-artistico dal 1931. È una delle migliori
espressioni del gotico mudejar
aragonese, costruito tra il XIII e il XIV secolo. Si conservano tracce della
primitiva costruzione romanica, sulla quale si è costruito l’attuale santuario,
in cui risalta il soffitto di legno lavorato, guarnito con scudi dell’ordine di
Calatrava, figure tagliate di guerrieri e pitture geometriche e vegetali.
Adesso, il santuario è un importante centro di ozio e alberghiero.
Ritorniamo di
nuovo alla strada autonomica A-1414 per arrivare al prossimo punto di
interesse: Montroig/Monroyo.
Montroig/Monroyo
Questo piccolo
paesino, che è pratticamente al confine provinciale, si estende sotto la Mola,
un singolare blocco roccioso che ha un colore rossiccio e che dà il nome al
paese (Montroig, monte rossiccio).
Montroig/Monroyo |
A Montroig si
conserva il torreone di un antico castello in cui è stato prigioniero il
principe di Viana e, secondo dice la tradizione, ci si ha alloggiato il Cid
Campeador. Di grande importanza strategica per la sua ubicazione, Montroig è
stato circondato da una muraglia, dalla quale solo resta in piede il Portone di Santo Domenico, per cui si
accede al centro storico. Il paese è veramente attraente: in uno spazio ridotto
concentra case, palazzi, balconi con grandi grondaie, quello che qui si
chiamano ràfecs, travi di legno e
archi, e tantissimi detagli che fanno si che la visita ci sia interessante ed
affascinante.
La chiesa è dal
XVI secolo, con la sua facciata barocca. Della stesso piazzale dove si trova la
chiesa, inizia una scalinata che porta al Palazzo
del Comune, un edificio di stile rinascimentale con la sua loggia
porticata. Infine alla piazza Vecchia ci si può visitare l’antico Ospedale, un interessante edificio di stile gotico-rinascimentale.
Museo del Pane. Torredarques/Torre de Arcas |
Da
Montroig/Monroyo parte la strada nazionale N-232 in due direzioni: si ci si va
verso sud, ci troveremo l’ultimo paesino del territorio, accanto al confine con
la regione Valenciana, dove si trova la bellissima città di Morella. Ma questo
è un altro viaggio. Quest’ultimo paesino matarragnese è Torredarques/Torre de Arcas, un piccolo e bello paesino, in cui il
maggior interesse è fare una passeggiata per i suoi vicoli, tra le pittoresche
case, ed andare a vedere il Museo del Pane, forno storico di proprietà
comunale, dal XVIII secolo. Un fornaio comunale si occupava della cottura del
pane che si ellaborava previamente ad ogni famiglia in casa sua. Conserva
l’arredamento tradizionale e proprio per la cottura del pane. Interessante.
Se ci si prende
la strada nazionale N-232 verso nord, tra pochi chilometri, si prende una
strada provinciale, TE-V-3005, che porta fino al prossimo punto di interesse, Ràfels/Ráfales.
Ràfels/Ráfales
Questo paese si
trova in un’ubicazione di difficile acceso, sulla sponda sinistra del fiume
Tastavins. Dalla sua origine, il paese è cresciuto intorno al castello, di cui restano alcune tracce.
Ràfels/Ráfales |
Il centro
storico, che presenta una forma triangolare, conserva alcuni edifici di grande
interesse che hanno fatto che il paese sia dichiarato Monumento
storico-artistico nel 1983. Alcuni esempi sono i due portoni che rimangono in
piedi, soprattutto il portone di san
Rocco, il quale a sua volta dà acceso alla via Maggiore, porticata in
entrambi i lati.
È anche curioso
il Palazzo del Comune, dunque fa
parte della muraglia ed è adossato a una torre difensiva di cinque piani e
piano quadrato, e come mai, la sua prigione.
Due palazzi
nobili presidono la piazza Maggiore, uno di loro con un orologgio di sole e
l’altra con i belli finestroni.
Infine, un
altro edificio a risaltare è la chiesa
dell’Assunzione, un’opera gotica nel cui interno si conserva la pregiata Adorazione dei Re, dal XVI secolo.
Adossata alla sua nave si alza una torre alla quale si può salire per una
singolare scala a chiocciola.
L’intorno
naturale di Ràfels ha anche altre cose affascinanti, come montagne coperte di
foresta, ruscelli e fonti le cui acque sono state profittate dai mulini di
farina e le case di campagna, che cui si chiamano mases o masies, dal suo intorno. Uno di questi mulini, il Moli de l’Hereu, mulino di olio, è
rimasto in funzionamento dal XVIII secolo fino agli anni ’70 dello scorso
secolo, adesso è un albergo. Era l’unico mulino di olio del paese, proprietà
della famiglia di casa l’Hereu, possidenti de Ràfels. Conserva il macchinario
originale e ci sono i pannelli interpretativi del processo di elaborazione
tradizionale dell’olio, uno dei motori economici del territorio.
Adesso,
continueremo sulla strada provinciale TE-V-3005 fino ad arrivare al prossimo
paese, La Portellada, ma prima di
arrivare al paese, ci faremo una fermata di obbligata visita a uno spettacolo
naturale molto affascinante: el Salt
della Portellada.
La Portellada
Come abbiamo
detto prima, partiremo di Ràfels per la strada che porta fino alla Portellada,
ed a mezza strada, nel passo che si chiama el
Portillo per cui si entra sulla sponda del fiume Tastavins se ci si viene
dalla Portellada si accede a una pista senza asfaltare che porta al Salt della Portellada, spettacolare
cascata sul fiume Tastavins. Adesso ci parliamo.
El Salt della Portellada |
Fino al Salt si può accedere in macchina, ma
dipende dello stato della pista senza asfaltare per cui si accede. Se si fa
camminando pian piano dalla strada ci metteremo un’ora e mezza tra andata e
ritorno. Si consiglia qualsiasi stagione dell’anno, ma la primavera è forse la
miglior stagione perché è quanto ci ha una maggior portata nel fiume Tastavins
e la cascata risplende per la sua spettacolarità. Non c’è nessuna difficoltà
per arrivare, tranne che uno si possa bagnare i piedi (è anche gli scarponi).
Si prende la
pista e c’è l’opzione di salire fino al picco di Sant Pere Màrtir (San Pietro Martire), da poco più di 700 metri,
con una stupenda vista sul territorio, soprattutto verso la Portellada ed il
valle del Tastavins. Pur seguendo la pista, in chiara discesa, si arriva
all’acceso superiore della cascata di 20 metri di altezza, dove uno stratto di arenaria
ha creato un aggetto per cui l’acqua cade in scesa libera. L’erosione fluviale
ha lavorato sulla roccia fino a creare delle curiose forme.
Attraversare il
fiume supone bagnarsi i piedi, ma se questo succede vuol dire che la cascata ha
abbastanza portata d’acqua, per cui avrà valso la pena di andare lì. Nella
sponda destra un sentiero scende fino alla pozza dove cade l’acqua in discesa.
Ci sono tantissimi blocchi di roccia che si sono staccati dall’aggetto di
arenaria.
È facile di
vedere gli uccelli che fanno il nido nelle pareti verticali e scoscesi
dell’aggetto, come ad esempio le rondine, e gli uccelli legati all’entorno
acquatico, e camminando sul letto del fiume si possono scoprire le traccie
delle nutrie, come ad esempio i loro escrementi fatti di massici di lische da
pesci. Inconfondibili!
La Portellada, come succede
a quasi tutti i paesini del Matarragna, è un bel posto per fare una bella
passeggiata, della quale si può risaltare il
palazzo del Comune, che ha le stesse tracce che il resto di palazzi
comunali del territorio. Di tre piani di altezza, nel pianterreno si apre una
loggia di due grandi archi di mezzo punto e nel piano superiore si sviluppa una
veranda di archetti tipici del gotico aragonese, come anche ci sono in tanti
palazzi di stile rinascimentale.
La chiesa di san Cosimo e san Damiano è
abbastanza sobria e semplice.
Vicino al Salt della Portellada, il mulino del Salt si trova sulla sponda
sinistra del Tastavins, è al rifugio di una grande roccia, e conserva parte del
suo macchinario.
Se prendemo la
strada provinciale TE-V-3004, arriveremo a Fòrnols/Fórnoles,
paese in cui si conservano poche rovine di quello che fu il castello, che
dominava il paese. Della muraglia, ne resta un portone che dà acceso al centro
storico. Risalta il palazzo del Comune,
edificio di due piani, con loggia di tre archi e coperta fatta di legno
lavorato. Ha anche una torre moderna con l’orologgio, e forse c’è, come in
altri paesi, la prigione. Ci sono palazzi tipici, come quello della casa natale di Braulio Foz, scrittore e
giornalista aragonese. La chiesa di santa
Maria Maggiore, è barocca con tre navi.
Vicino al paese
c’è il santuario di Monserrate, di
grande devozione al territorio.
Ma per andare
al prossimo punto di interesse, La
Freixneda/La Fresneda, dovremo prendere la strada locale TE-22. Non
possiamo lasciare il Matarragna senza fare una visita a questo bellissimo paese.
Andiamoci!
La Freixneda/La Fresneda
Il centro
storico della Freixneda/la Fresneda
si estende ai piedi di due colli che risaltano veramente sul paesaggio vicino.
Il loro profilo viene definito per questi due colli incoronati per le rovine di
due edifici che sono stati importanti per capire la storia del paese: il castello medievale calatravo, distrutto
nelle Guerre Carliste, dall’altro l’eremo
barocco di santa Barbara. Tra tutti e due si trova, abbandonato e pieno di
mistero, il vecchio cimitero. Al di là, si trova la splendente chiesa di Santa Maria Maggiore, di stile
gotico con succesivi ampliamenti barocchi ed accanto si trovano delle lapidi
funerarie con le iscrizioni.
Forse abitata
dagli iberi, nel XII secolo quando è conquistata dai cristiani, c’era un
piccolo paese di origine arabo laddove dopo si è costruito il castello
calatravo. Succesivamente, la Freixneda ha cresciuto ai piedi del castello,
accanto al quale si è costruita la chiesa gotica. Tutto l’insieme è stato
circondato da una muraglia con diversi portoni di acceso, qualcuno rimane
ancora, come il portone di Xifré, che
dà acceso alla piazza Maggiore, dove si trova il Palazzo del Comune, con la Loggia, che funzionava come mercato. Il palazzo del Comune è del XVI secolo
di stile rinascimentale. Ha tre facciate che conservano delle gargole, e ha tre
piani finiti da una coperta a doppio spiovente. Nel suo interno, ristrutturato,
conservano interessanti saloni, risaltando la prigione del primo piano in cui si conservano numerevoli graffiti
d’ispirazione religiosa o militare, fatti dai prigionieri che la occupavano nei
XVII e XVIII secoli. In un edificio vicino, dove si trova l’Ufficio Turistico,
c’è anche una cella-pozzo, che fa parte dell’itinerario delle prigioni del
Matarragna. Anche c’è un centro d’interpretazione del patrimonio del paese.
Nella stessa
piazza Maggiore ci sono altri interessanti palazzi che fanno di questo posto
uno dei più ben conservati insieme di tutta l’Aragona. Dalla piazza con la loggia
accanto, parte la bellissima via Maggiore,
porticata sotto bei palazzi guarniti dai fiori. Di questo porticato sotto
archi, partono tantissimi vicoli che fanno dell’insieme un punto affascinante
da fare tantissime fotografie.
Quando si
arriva alla fine della via Maggiore, si trova l’altro punto di ingrandimento
del paese, quello che si trova attorno la
piazza del Pilar.
In questo rione
del paese, attorno alla piazza del Pilar, si trovano alcuni dei monumenti più
importanti della Freixneda: la cappella del
Pilar, del XVII secolo, di stile barocco di un’unica nave; il palazzo dell’Encomienda di Calatrava,
guarnita dagli elementi dell’Ordine calatrava, imponente, sulla via del Pilar;
accanto a questa via, si trova un antico convento, adesso trasformato in albergo
di lusso... Infine, le vie e i vicoli della Freixneda è una bella ed
affascinante passeggiata che non si deve dimenticare in una visita sul
territorio matarragnese.
Una curiosità:
Alla Freixneda è stato girato un film, Libertarias,
il cui argomento è il ruolo delle donne libertarie nella Guerra di Spagna che,
in questo punto, la Bassa Aragona, è stato un posto dove si è pratticato
l’ideale anarchico e che anche è stato un punto in cui la guerra e la
repressione sono state così dure.
Lasciamo la
Freixneda/La Fresneda, e possiamo andare in due direzioni: se si prende la
strada autonomica A-231, arriveremo fino a Valljunquera/Valjunquera,
a cinque chilometri. Che ci si può risaltare di questo paese? Abitato dai
tempi antichi, nel termine ci sono alcuni giacimenti archeologici iberici, come
quelli di Mirablanc, il Castellar e il
Lliri. Nel paese c’è il museo della
Memoria Storica del territorio matarragnese, che si trova nel paraggio
delle “Coves” (grotte).
Valljunquera/Valjunquera |
Da una bella
passeggiata sul paese, risalta a Valljunquera la chiesa di san Michele, la Fontana della Tejería, la Loggia, la via
Maggiore, i resti della Muraglia, l’albero monumentale Olmo della Seixa, ed
a pochi chilometri, accanto alla strada nazionale N-420, il paese abbandonato
del Mas del Llaurador, senza abitanti dagli anni ’60 del secolo
scorso.
Mas del Llaurador/Mas del Labrador |
Ma ritorniamo
alla Freixneda/la Fresneda per prendere l’altra direzione e che ci porta al
prossimo punto d’interesse: La Torre del
Comte/La Torre del Compte.
La Torre del Comte/La Torre del Compte
Per arrivare,
prenderemo la strada provinciale TE-V-3001, ed in un paio di chilometri ci
arriviamo subito tra scendere subitamente fino al ponte che incrocia il fiume
Matarragna e dopo una subita salita fin arrivare al centro storico della Torre del Comte, i cui tetti, a
proposito, sono stati dannati l’anno 2015 da una forta e subita grandinata, ed
ancora si può vedere qualche tetto con le tegole rotte.
La Torre del Comte/La Torre del Compte, in primo piano. In secondo piano, all'indietro, trovasi la Freixneda/la Fresneda |
La Torre del Comte ha anche un importante patrimonio monumentale. Nel suo centro storico,
risalta il palazzo del Comune,
restaurato anni fa, è un palazzo che è uno dei migliori esponenti
dell’architettura rinascimentale del Matarragna. Risaltano i pilastri
ottogonali e le tre curiose gargole che guarniscono la sua facciata.
Nella stessa
piazza Maggiore, si trovano palazzi nobili come la Casa Grande (dal 1625) o il
palazzo della famiglia Ferrer, tra altre, dove risalta un enorme orologgio
di sole, e che hanno i muri di pietra e le cornici di legno. Una bella
passeggiata per il paese ci fa scoprire un sacco di case e palazzi belli, come la casa della famiglia Vergós, la Loggia
sotto l’edificio del Comune o gli archi delle vie porticate. La chiesa di san Pietro Martire,
originariamente del XIV secolo, ha subito varie ampliazioni posteriori. La sua
facciata gotica conserva capitelli vegetali nelle sue quattro archivolte.
Risaltano anche due portoni, uno dei quali, il
portone di san Rocco ha una bella
visione del territorio e del termine.
C’è un
interessante museo etnologico.
Risalta ai dintorni del paese l’eremo di san
Giovanni Battista.
Un inciso prima
di continuare il percorso: uno dei più pregiati stablecimenti alberghieri del
Matarragna è l’antica stazione del ferrovia, adesso La Parada del Compte, nel quale, dopo la sua ristrutturazione, si
può godere da una squisita gastronomia e di un soggiorno confortabile e
curioso. Dopo ci parleremo di questo binario, la chiamata Via Verde di Val de Zafán.
Infine,
risaltare che nel paraggio delle Miravetes,
non lontano dal paese, si trovano le rovine di un paese ibero, del IV secolo
a.C.
Prendiamo la
strada provinciale TE-V-3001 fino ad arrivare alla strada nazionale N-420, e
lasciaremo a mano sinistra la possibilità di visitare La Vall del Tormo/Valdeltormo, dove risaltano il palazzo del Comune e la sua Loggia in angolo, la chiesa della Assunzione di Maria,
sobria e semplice, e i vicini giacimenti iberici di Torre Cremada e di Tossal
Montañés. Alla Vall del Tormo,
c’è un centro d’interpretazione dell’iconografia
iberica.
La Vall del Tormo/Valdeltormo |
Ma invece,
lasciamo la strada nazionale, e seguendo il percorso del fiume Matarragna,
prendiamo la strada autonomica A-1412, fino ad arrivare al prossimo punto di
interesse, Massalió/Mazaleón.
Massalió/Mazaleón
Sulla sponda
sinistra del Matarragna, sul pendio di una collina, si trova questo paese
circondato di tantissimi giacimenti archeologici che parlano del lontano
popolamento del territorio: ci sono i giacimenti dei “Covatxos”, “els Secans” e “las
Caídas de Salvimec”, dove si possono vedere le mostre di pittura rupestre,
di tipo levantino, mentre che il giacimento della “Botigueria dels Moros” conserva estratti del Paleolitico o del
Neolitico; anche ci sono altri giacimenti come “les Escondines” o le rovine del paese iberico accanto all’eremo di san Cristoforo, nella casa
dell’eremita si trova il centro di visitanti degli Iberi di Massalió, dove si
parla degli origini del mondo iberico e la sua evoluzione sul territorio
matarragnese. L’eremo è un edificio del XVII secolo.
Forse sono i
giacimenti archeologici e iberici quello che è più importante di
Massalió/Mazaleón. Però non è per niente di meno interessante la visita al suo
centro storico, dal quale risaltano, soprattutto, due punti di interesse: il palazzo del Comune, del XVIII secolo,
ha tre piani e una loggia restaurata. Anche è uno dei paesi dove c’è una
prigione comunale.
Massalió/Mazaleón |
L’altro punto
di interesse di Massalió è la chiesa
parrocchiale di santa Maria Maggiore, dal XVI e XVII escolo, ristrutturato
e restaurado da diverse volte.
Dopo la visita
a Massalió/Mazaleón, potrebbero dire che è finito il percorso per il territorio
matarragnese “in sensu strictu”, quello che è riconosciuto politicamente adesso
come territorio amministrativo. Però il territorio geografico matarragnese continua
fino ad arrivare allo sbocco del fiume Matarragna sull’Ebro, in cui versa le
sue acque nello stagno di Riba-roja.
È per questo
motivo, che ancora verremo due paesi in più che sono di tantissimo interesse,
tanto quanto lo sono stati finora i paesi che abbiamo visto.
Inizieremo da Maella, a cui arriveremo attraverso la
stessa strada autonomica che abbiamo preso per arrivare a Massalió/Mazaleón.
Maella
Sebbene
appartiene al territorio amministrativo della Bassa Aragona-Caspe, storicamente
è appartenuto a un territorio che si definiva come il Basso Matarragna o come
continuazione del territorio catalano vicino della Terra Alta. Maella è l’incrocio delle acque del
fiume Matarragna da un lato e dal fiume Algars che finora è stato il punto
confinante con la vicina Catalogna. Infatti il Matarragna attraversa il paese
da sud verso nord, separando il centro storico dal rione di san Sebastiano.
Il centro
storico di Maella si trova sulla parte alta del paese, da dove risaltano le
rovine del castello e la vicina chiesa parocchiale di santo Stefano. Il
castello si trova in uno stato rovinoso giacché le guerre carliste sono state
dure e crudeli in questo territorio. La chiesa, separata dal castello per un
portone che fermava il paese, aveva una passarella che ci communicava. C’è
anche la chiesa di Santa Maria, che è
stata ceduta all’ordine franceschiana.
La Torre dell'Orologgio. Maella |
Ma se c’è un
edificio notabile e singolare a risaltare a Maella è la Torre dell’Orologgio, edificio civile di 48 metri di altezza,
costruita nei XV e XVI secoli, che configura lo skyline del paese. Di stile
originariamente gotico mudejar, ospita la
cappella della Vergine del Portal. È stata ristaurata e nel suo interno si
celebrano le reunioni del comune.
A Maella c’è la casa natale dello scultore Pablo Gargallo,
figlio di questo paese. Ed andare per le vie e vicoli del paese è, come mai,
una bellissima passeggiata in un bel paese i cui abitanti fanno tantissima
attenzione alla sua bellezza.
Un appunto: la
lingua qui, il catalano di Aragona che si parla a Maella, ha la denominazione
particolare di maellí, forse ci sono
alcune tracce già diverse dagli altri paesi circondanti.
Adesso, e per
finire il percorso, dobbiamo prendere la strada autonomica A-1411 fino ad
arrivare a una strada locale che porta all’ultimo punto di interesse di questo
territorio, Favara/Fabara.
Favara/Fabara
L’ultimo punto
di interesse di questo percorso per il territorio matarragnese è Favara/Fabara.
È conosciuto,
soprattutto, per il mausoleo romano
che si trova ai dintorni del paese, monumento storico nazionale, questo piccolo
edificio funerario del II secolo ed è senza dubbio uno dei più ben conservati
di tutta la penisola Iberica. Le sue colonne si conservano quasi intatte.
Mausoleo romano a Favara/Fabara |
Inoltre nel
centro storico c’è un castello medievale
dell’ordine calatrava, molto importante durante nel medioevo in questo
territorio bassoaragonese, la chiesa-fortezza
di san Giovanni Battista, di stile gotico mediterraneo, e il palazzo del Comune, di stile
rinascimentale.
Favara/Fabara |
Insomma, dopo
aver visitato il patrimonio storico del paese, Favara è un paese molto
gradevole per fare una bella passeggiata. I suoi vicoli sono affascinanti,
risaltando il vicolo della Juderia, e
anche è stato scelto per alcuni artisti locali per avere le sue raccolte di
opere artistiche, come ad esempio il Museo
di Pittura Moderna di Virgilio Albiac o il Museo di artigianato popolare di Jose Valls.
Un altro tratto
caratteristico è il suo dialetto locale del catalano di Aragona, il favarol, diverso da quel che si parla ad
esempio a Maella.
Anche se il
fiume continua il suo percorso fino al suo sbocco all’Ebro, i due paesi che
traversa, Nonasp/Nonaspe e Faió/Fayón, non sono già così importanti
da visitare.
Adesso ci
parleremmo di un altro percorso che attraversa il territorio matarragnese:
l’antica ferrovia del Val de Zafán,
adesso diventata una pista ciclabile e pedonale, che è un altro fascino del
territorio matarragnese.
L’antica ferrovia del Val de Zafán
Innanzitutto
dobbiamo parlare cosa sono le Vie Verdi,
las Vias Verdes in spagnolo. Sono itinerari che percorrono sulle ferrovie
abbandonate, che sono state trasformate al fine di permettere al visitante di godere
della natura e la cultura dei territori per cui transitano. Questi itinerari
sono un’offerta turistica che coniuga la cultura, la natura, l’educazione con
lo sport.
La via verde di Val de Zafan parte da
Alcañiz e la Puebla de Hijar fino a Tortosa, un percorso di circa 150
chilometri, ed è stata una via più storica che utilizzata. Faceva parte di un
progetto per avere un ferrovia che unisse il porto maritimo di Sant Carles de
la Rapita con l’interno regionale dell’Aragona, e come altri progetti da fare
un’unione per avere Aragona una uscita maritima, come i canali navigabili che
unissero Zaragoza con il mare, sono caduti nella dimenticanza assoluta. La
ferrovia è stata abbandonata dopo la Guerra di Spagna per disuso, fino che si
porta a termine il progetto di via verde, che in territorio matarragnese ha un
percorso di quasi 25 chilometri.
Viadotto dell'antica ferrovia di Val de Zafán |
È una via
sicura, dunque la circolazione dei veicoli a motore è vietata in tutto il suo
percorso. Siccome ci sono pendi morbide, la via è accessibile a persone a
mobilità ridotta. Ci parliamo un po’ sulla via verde di Val de Zafán in
territorio matarragnese.
Si localizza
tra la stazione di Valljunquera/Valjunquera
e la stazione di Lledó – Arnes. È
accessibile dalle stazioni di Valljunquera/Valjunquera,
la Vall del Tormo/Valdetormo, la Torre del Comte/La Torre del Compte,
Vallderoures/Valderrobres, Queretes/Cretas e Lledó – Arnes, tutte con
parcheggio per le macchine a eccezione della stagione di Torre del Comte,
dovendo lasciare la macchina a Torre del Comte, a circa due chilometri della
stazione. La via si prolunga all’ovest fino a Valdealgorfa (già nel territorio
della Bassa Aragona di Alcañiz) e all’est fino a Tortosa, capoluogo del
territorio del Basso Ebro catalano.
Gli utenti
della via possono essere a piedi, in bicicletta, a cavallo, essere persone a
mobilità ridotta, pattini..., qualsiasi forma di fare il percorso tranne i
veicoli a motore: macchine, motociclette...
La distanza
totale è di 29,5 chilometri, con una difficoltà mezza-bassa e un dislivello
totale di 176 metri. Si può fare a piedi in circa 7 ore ed in bicicletta in
circa 3 ore. Ci sono aree di sosta in tutto il percorso, soprattutto
nell’antiche stazioni.
Ci sono due
viadotti, uno sul fiume Algars, tra le stazioni di Lledó – Arnes e Queretes, e
un altro, di interesse architettonico, sul fiume Matarragna, tra le stazioni di
Torre del Comte e la Vall del Tormo.
Anche ci sono
tre tunnel, il più lungo dei quali è tra la stazione di Torre del Comte e la
Vall del Tormo, ed è per questo che ci si raccomanda di portare una pila o
qualsiasi dispositivo che abbia la luce.
Come abbiamo
detto prima, la stazione della Torre del Comte è diventata un albergo e
ristorante di lusso.
Il paesaggio è
bellissimo: la campagna mediterranea del territorio matarragnese dà uno spunto
eccezionale: gli ulivi, i mandorli, le vigne, ma anche le foreste di pini e le
quercie, insieme alle valli dei fiumi Algars e Matarragna, dalla via si può
avere un buon belvedere alle montagne di Beseit.
Culturalmente,
lo abbiamo già visto: chiese, castelli, giacimenti archeologici, ponti,
palazzi, portoni, prigioni e palazzi del Comune in tutti i paesi del
Matarragna.
Inoltre, c’è un
rete di sentieri da fare a piedi o in bicicletta, fino a 200 chilometri adatti,
e che in qualche punto si collegano alla via verde.
Un ultima cosa:
ci si raccomanda di portare una buona calzatura, una borraccia, oppure acqua
abbondante, perché non ci sono troppe fonti, camera per gli pneumatici (se ci
si porta la bicicletta), il casco, e come abbiamo detto prima, la pila o
qualsiasi dispositivo con la luce.
Ed andiamo
via!!!
Per finire,
faremo un bel percorso per i prodotti tipici matarragnesi e la sua cucina,
molto diversa e buona come prodotti ci sono. Andiamoci!!!
I prodotti della terra matarragnese e la gastronomia: un
paesaggio culinario.
Gli eccelenti
prodotti del territorio del Matarragna sono il frutto della consacrazione e lo
sforzo dei suoi abitanti. Da una sfida personale e un’azione accurata, i suoi
produttori creano una marca indiscutibilmente matarragnese, e ottengono i
migliori prodotti dalla terra al fin di portarlo alla cucina e, infatti, al tuo
tavolo.
I processi di
elaborazione continuano le tecniche tradizionali, eredità dei loro antenati,
incorporando gli ultimi progressi per ottenere questi prodotti di qualità
riconosciuta ed, in qualche caso, sotto la denominazione di origine geografica.
In tutti i
paesi possiamo degustare una magnifica gastronomia basata nei prodotti della
terra, come il vino, il prosciutto, l’olio, il tartufo, il miele, le pesche, i
salumi, le ciliegie, le mandorle, i formaggi, i dolci,..., ma risaltano lo
straordinario olio di oliva vergine, il prosciutto e le pesche, che per la loro
qualità hanno la denominazione di origine geografica.
Il visitante
potrà assaporare alcune specialità di cui adesso ci parleremo, ma risaltano il
cardo, i ceci, l’agnello alle bracce (il
famosissimo ternasco di Aragona), il capretto, il coniglio, la pernice e
la quaglia (questi tre ultimi nella sua variante in scabecio, squisita), e i
derivati della macellazione del maiale. In pasticceria, consigliamo il “coc”,
le “casquetes”, i “mantecats”, gli “almendrados”, le confetture di zucca, e
tanti altri.
Dobbiamo non
dimenticare che all’autunno, nei boschi delle montagne di Beseit, si trova una
delicatessen gastronomica di primo ordine: i funghi.
Parliamo adesso
in particolari di qualche di queste delizie gastronomiche matarragnese.
1. Crespells: Ci sono due tipi di verdura tantissimo pregiate all’Aragona: il cardo e
la borragine (la borraja in spagnolo). Questo piatto tipico matarragnese, i crespells è una tempura di questa
verdura, i cui ingredienti sono l’olio di oliva, le borragini, il miele di
rosmarino, farina di tempura e l’acqua. Sono buonissimi!!!
2. Casquetes alla
padella: È uno dei dolci tipici del Matarragna.
È una specie di pasticcino dolce, fatto da confetture di zucca, olio di oliva
vergine, acqua, le uova, farina e un po’ di acquavite. Dopo il pasticcino si
impana col zucchero. Sono anche buonissimi.
3. Hortereta de l’hort: è una specie di “paella”, fatta da questi ingredienti: l’olio, la sale,
l’aglio, lo zafferano, il prosciutto e la pancetta, le lumache, la cipolla, i
fagioli, il peperone rosso e verde, la zucca, le bietole, le patate, il
pomodoro, il riso (ovviamente) e il fiore di zucca. Ho detto che è una specie
di paella perché la cottura si assomiglia al piatto valenciano per eccelenza.
Date un’occhiata, perché ha un bellissimo aspetto.
4. Stufato di agnello
(il tipico Ternasco di Aragona): Il piatto
tipico dell’Aragona per eccelenza, l’agnello è stata una carne molto pregiata
nella regione. Gli ingredienti per fare questo stufato sono: la spalla
dell’agnello, la sale, il pepe e la paprica rossa dolce, l’aglio, l’alloro, il
vino, le cipolle, le patate e l’olio di oliva. Preparato e servito in una
casseruola di terracotta, fa un buon odore che fa venire l’appetito...
5. Fesols en pataca i
carxofera (i fagioli con le patate e il carciofo): un altro stufato, ma invece di star fatto con l’agnello è fatto col
maiale. Gli ingredienti sono: il salsicciotto, le patate, l’orecchio e le ossa
del maiale, la pancetta, i fagioli, le carciofe, la sale e l’olio di oliva.
Molto calorico...
6. Redots alla padella: un altro dolce, buonissimo, gli ingredienti del quale sono: le uova, il
latte, l’olio di oliva, il zucchero, il lievito, la raschiatura del limone, la
farina, l’acquavite o l’anice. Sono come ciambelline impanate da zucchero.
Redots alla padella |
7. Talladetes del
gorrino (pezzetti di maiale) o la Magra en tomata (lombata di maiale al
pomodoro), sono altri piatti fatti dalla carne di
maiale. Le “Talladetes” è pratticamente uno scabeciato fatto dalle frattaglie
del maiale, la pancetta, l’aglio, il prezzemolo, l’aceto (basico per lo
scabeciato), l’olio di oliva, la farina e l’acqua. La “Magra en tomata” è una
frittura di prosciutto, il pomodoro, le uova e l’olio di oliva, e si prepara
come l’uovo all’occhio di bue.
8. Coc de pa, o de
primentó, o di qualsiasi cosa che si voglia mettere: Il Coc è una specie di pizza tipica di tutta la striscia territoriale che
confina con la Catalogna. Da Fraga, nel Basso Cinca fino a Vallderoures nel
Matarragna o Alcañiz nella Bassa Aragona, è molto tipico. C’è chi dice che la
pizza italiana è originaria in questo territorio aragonese (ovviamente sono
cose diverse...). Per fare la massa, si usano le uova, il latte, l’olio di
oliva, il sale, il lievito e la farina. Si impasta bene e si copre di qualsiasi
prodotti che si voglia, come il pomodoro, il peperone rosso o verde, o la
sardina, ecc...
9. Mantecats i
almendrados: dolci fatti a base di farina, uova,
strutto e zucchero, e nel caso dei “almendrados”, anche si usano le mandorle.
Sono buonissimi per mangiare insieme a un buon cappuccino.
10. Gli scabeciati di
pernice, quaglia o coniglio: per finire, anche se
ci sono altri piatti buonissimi a scoprire, non volevo finire senza parlare
degli scabeciati, un piatto tipico dell’Aragona. Anni fa, quando non c’erano i
frigoriferi in ciascuna delle case, c’erano tantissimi modi di conservare il
cibo. La sale è stata uno dei modi. Anche il ghiaccio fatto in depositi fatti
apposta, che qui si chiamano neveros,
dove si accumulava la neve, e dopo si vendeva in blocchi di ghiaccio. Ma il
modo più tipico di questa regione per conservare i cibi, soprattutto la carne
di alcuni animali, come la pernice, la quaglia o il coniglio, è stato lo
scabeciato. Come si prepara lo scabeciato: lo scabecio è un modo di
conservazione fatto con l’aceto. Si bagna il cibo previamente precucinato
mediante un brodo fatto da aceto, olio di oliva vergine, vino, l’alloro e pepe
in grano. È di origine araba, e dà al cibo un sapore forte ma buonissimo, se si
prepara bene. I ristoranti matarragnesi e, per estensione, i ristoranti
aragonesi sono esperti in piatti scabeciati. Non dimenticare di assaporirli!!!
E qui finisce questo percorso per la “Toscana spagnola”,
quel territorio che Vogue così ha definito per il fascino e questa sensazione
di amorevoli che si traspira dal territorio, con i suoi paesi, i suoi paessaggi
o i suoi alberghi che tratano i visitanti di una forma accogliente e sempre
viva. Forse siete stati e potete dare il vostro avviso. Conoscete altre
possibile Toscane nella penisola Iberica? Io credo di sì, affascinanti come il
Matarragna è il territorio catalano dell’Empordà. Ma questo non resta
l’importanza alla Toscana matarragnese. Che ne pensate?
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