lunes, 22 de agosto de 2016

Il Ferragosto



Migrazione turistica in Ferragosto

 

Il Ferragosto svuota Madrid e fa il pieno nelle spiagge di Valencia mentre Barcellona fa il pieno negli alberghi tanto in giorni lavorativi quanto in fine settimana

 

Pablo León – Camilo S. Baquero – Ignacio Zafra – Madrid, 14 agosto 2016 – traduzione – El País


   Finché il Ferragosto non è arrivato Madrid non si è svuotato quest’estate: vagoni della Metropolitana svuotati, viali, come il Paseo de la Castellana o la Gran Vía, completamente deserti e molti posti vuoti per parcheggiare la macchina, dal centrale rione di Chueca fino alla lontana circoscrizione di Ciudad Lineal. Il solito posto dove si trova un po’ di movimento, siano turisti, siano madrileni che non sono scappati della città, è il rione della Latina, dove si festeggia la Paloma, in pieno Ferragosto, la patrona della città.


   Madrid è diventata una città turistica che non si svuota nell’estate: l’anno scorso più di 670.000 turisti hanno goduto della città in agosto, secondo i dati della Madrid Destino, un 5% in più che in 2014. Magari sono cifre che, in base alle previsioni, saranno migliori quest’anno dopo aver cresciuto un 4,21% in giugno e un 2,53% nel primo semestre il numero di visitanti. Ma il Ferragosto è il Ferragosto ed è provocata la solita scappata estiva.


   Mentre i madrileni evacuavano la città, dove oggi è giorno festivo, la sindaco Manuela Carmena, che stava fuori in vacanza, ha deciso di ritornare per assistere oggi ai festeggiamenti della Paloma, al contrario che la maggioranza dei madrileni che il venerdì hanno collassato le principali strade di uscita della capitale annunciando lo svuoto della città.


   In base ai calcoli della Gestione di Traffico del Governo di Spagna, tra le tre di pomeriggio di venerdì scorso e mezzanotte di oggi si produrrà il maggior movimento di macchine di tutta l’estate: 6,3 milioni di percorsi per le strade spagnole. Ci sono chi si diriggono al paese – tantissimi dei quali adesso fanno le loro feste patronali, momento in cui la loro popolazione si duplica e anche si triplica –; altri evitano il caldo avvicinandosi alla montagna; e tantissimi cercano quel tuffo in acqua salata sia per iniziare le vacanze sia per scappare momentaneamente dell’asfalto.


   Quindi, questa domenica le spiagge della città di Valencia sono in pieno assoluto, come la spiaggia della Malvarrosa. E dalla Patacona al nord, a Alboraia, fino alle spiagge di Pinedo e di Perellonet al sud, ai confini del Parco Naturale dell’Albufera. La tradizionale immagine della città deserta al coincidere con Ferragosto solo rimane in Valencia, forse, grazie all’aumento sostenuto di turisti che è stato rilevato nella città.


   L’anno scorso è stato un aumento di visitanti circa 12% a Valencia. E nell’attuale 2016 l’aumento è superiore, con rialzi che in caso dei turisti stranieri sfiorano il 20%. L’instabilità in altre zone del Mediterraneo, dal Magreb alla Turchia, e gli attentati in Francia hanno sparato le prenotazioni alla Comunità Valenciana, che spera battere quest’estate il suo record di turisti stranieri, con più di sette milioni.


   Oltre a chi la visita apposta, Valencia è diventata una fermata per tantissimi turisti con destinazione ai clasici di sole e spiaggia nella regione, quanto ai giovani che vanno ai macrofestivali estivi. Le pernottazioni di visitanti di altri continenti ha aumentato in un 18% nella prima metà dell’anno. E dal giugno Valencia è la città dove ha avuto un maggior aumento del traffico aereo di lunga distanza (26%). Quest’aumento del turismo ha provocato lamenti degli abitanti per l’aumento del numero e dimensione delle terrazze dei bar. Anche per l’aumento degli appartamenti turistici, ma il Comune ha annunciato una nuova regolazione.


   A Barcellona l’occupazione alberghiera nei fine settimana del giugno, le ultime cifre ufficiali disponibili, hanno superato il 81%, e si sono verificate le grandi aspettative che aveva il settore in questa stagione estiva. In giorni lavorativi, il 75% dei posti dei 668 stabilimenti di diversi tipi che ci sono nella città si sono riempiti, senza contare con gli appartamenti turistici. Le pernottazioni hanno aumentato in un 3,4% per quanto riguarda all’anno scorso, e hanno arrivato a 1,74 milioni. Da un’altra parte l’aeroporto di Barcellona-El Prat ha rilevato il miglior giugno della sua storia, al superare i 4,2 milioni di passeggeri. Aena dice che è un aumento del 10% per quanto riguarda allo stesso mese di 2015.


Perché si festeggia il Ferragosto?



  La festa più attesa dell’estate ha origini antiche che affondano nella storia dell’antica Roma. E che si sono poi intrecciate con la tradizione cattolica.

   Il nome della festa di Ferragosto deriva dal latino feriae Augusti  (riposo di Augusto), in onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prende il nome il mese di agosto.

   Era un periodo di riposo e di festeggiamenti istituito dall’imperatore stesso nel 18 a.C., che traeva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso che, nella religione romana, era il Dio della Terra e della Fertilità.

   In tutto l’Impero si organizzavano feste e corse di cavalli, e gli animali da tiro, inutilizzati per i lavori nei campi, venivano adornati di fiori. Inoltre, era usanza che, in questi giorni, i contadini facessero gli auguri ai proprietari dei terreni, ricevendo in cambio una mancia.

   Anticamente, come festa pagana, era celebrata il 1 agosto. Ma i giorni di riposo (e di festa) erano in effetti molti di più: anche tutto il mese, con il giorno 13, in particolare, dedicato alla dea Diana.

Da festa pagana a festa cattolica

   La ricorrenza fu assimilata dalla Chiesa cattolica: intorno al VII secolo, si iniziò a celebrare l’Assunzione di Maria, festività che fu fissata il 15 agosto. Il dogma dell’Assunzione (riconosciuto come tale solo nel 1950) stabilisce che la Vergine Maria sia stata assunta, cioè accolta, in cielo sia con l’anima che con il corpo.





   15 agosto, Ferragosto. Una data topica nell’anno solare degli italiani, una data che segna la fine delle vacanze per qualcuno e l’inizio delle ferie per altri, una data carica di sogni, aspettative e tanta voglia di divertirsi. Una notte di mezza estate.

   Ferragosto in Italia è una data molto sentita. In tutto lo Stivale, vista anche la ricorrenze religiosa, si susseguono una serie di manifestazioni che coinvolgono vacanzieri e gente del luogo.

   Ferragosto in Italia significa vacanza, relax, divertimento in compagnia della propria famiglia o dei propri amici. Ferragosto in Italia vuol dire pranzi lunghissimi, gavettoni, falò e grigliate in spiaggia, bagno al mare a mezzanotte, concerti ed eventi sotto le stelle a cui tutti partecipano con entusiasmo e fervore.

   In Sicilia, a Messina, a Ferragosto, si svolge la cavalcata del Gigante e della Gigantessa: enormi fantocci fatti di cartapesta, chiamati come da tradizione Cam o Saturno, e Rea o Cibele, e portati a spalla in giro per la città. In questa stessa data, poi, si svolge per la seconda volta nell’anno il Palio di Siena, a cui prendono parte l’intera popolazione e tanti turisti che si riversano nella cittadina toscana proprio per l’occasione.

   Su tutti i litorali, dal Tirreno all’Adriatico, si organizzano per Ferragosto party in riva al mare, dove non mancano falò, chitarre e fuochi d’artificio. In particolare, sulle spiagge della Riviera Romagnola, tutti i locali e le discoteche della zona organizzano travolgenti feste e serate a tema, ogni estate sempre più sorprendenti e esilaranti, tanto da lasciare a bocca aperta i turisti.

   A Ferragosto in Italia non mancano, poi, i piatti tipici che variano di regione in regione: dal piccione arrosto dell’Umbria al gelo di melone della Sicilia, dal pollo coi peperoni del Lazio alle orillettas (origliette) della Sardegna, ovvero rombi di pasta fritta bagnati in uno sciroppo bollente di miele ed acqua, da gustare proprio a Ferragosto.


Piatti tipici di Ferragosto: il piccione arrosto e il gelo d’anguria


Il piccione arrosto

Ingredienti (ricetta per quattro persone): due piccioni, quattro fettine di pancetta (fette sottili), 25 g di burro, un cucchiaio d’olio d’oliva, sale e pepe.
Preparazione: Mettete da parte i fegatini dei piccioni. Avvolgete i volatili in due fette di pancetta, legateli con lo spago bianco da cucina e fateli colorire in un tegame dove avete scaldato l’olio e il burro. Regolate sale e pepe. Cuocete in forno preriscaldato a 180 gradi per 40 minuti. Togliete le fettine di pancetta e fate dorare la carne per 10 minuti. Diluite con un cucchiaio d’acqua calda il fondo di cottura, aggiungete i fegatini tritati, cuocete alcuni minuti mescolando, versate sui piccioni tagliati a metà.
Si abbina benissimo con vino rosso, fermo, secco, di medio corpo, si può abbinare con un vino della Regione Toscana, come ad esempio il Vino Nobile di Montepulciano DOGC.


Piccione arrosto

Gelo di anguria (gelo di melone)

Ingredienti: un litro di succo di anguria, 100-200 g di zucchero (in base alla dolcezza naturale del succo), 90 g di amido di frumento, cannella in polvere, pistacchi tritati, gocce di cioccolato (facoltative), zuccata a dadini (facoltativa).
Preparazione del gelo di anguria (gelo di melone):  Tagliare a pezzi un’anguria e passarla fino a estrarne un litro di succo. Filtrare il succo per eliminare i semi e versarlo poco per volta in una pentola, mescolandolo all’amido di frumento setacciato fino a ricavare una crema liquida. Unire al composto lo zucchero, porre la pentola sul fornello a fiamma moderata e mescolare con cura fino a quando il gelo d’anguria non si addenserà e assumerà un colorito più intenso (10-15 minuti). Trascorso questo tempo, togliere il gelo dal fuoco e metterlo a raffreddare in un altro recipiente. Quando sarà diventato sufficientemente freddo unirvi la zuccata a dadini e le gocce di cioccolato e versare il tutto in delle coppette. Fare raffreddare il gelo di anguria in frigorifero per il tempo necessario affinché assuma più o meno la consistenza di un budino e infine guarnire con una spolverata di cannella, qualche altre goccia di cioccolato e la granella di pistacchio prima di servire.
Il gelo di anguria e le sue varianti: Al di là degli ingredienti base (succo di anguria, zucchero e amido di frumento), si riscontrano moltissime varianti nella preparazione del composto che, in base alla zona o alle tradizioni familiari, possono contemplare l’aggiunta di diversi ingredienti, oltre a quelli indicati in questa ricetta, tra i quali si elencano le mandorle, i chiodi di garofano, l’acqua di gelsomino, l’acqua di fiori di arancio, la vaniglia e frutta candita di vario genere.
Il gelo di anguria viene infine utilizzato anche come farcitura per crostate.



 
Gelo di anguria


   Per finire con la tematica del Ferragosto, vi consiglio di vedere il film di Gianni di Gregorio Il Pranzo di Ferragosto, dell’anno 2008, per quanto riguarda alla tematica su cui abbiamo già parlato, e il cui trailer potete vedere se volete cliccando sul link di YouTube:




 


   Abbiamo parlato del Ferragosto in Spagna, del Ferragosto in Italia, anche delle sue tradizioni e incluso dell’importanza del pranzo in questo giorno festivo. Vi pare che si festeggia dello stesso modo in Italia e in Spagna? C’è qualche tradizione simile tra tutti e due paesi? Conoscete qualche tradizione spagnola legata al giorno di Ferragosto? Si può considerare che il giorno della Vergine e il giorno di San Rocco, che sono i due giorni più festeggiati in Spagna sono simili a quello che si festeggia in Italia? Si fa qualche pranzo speciale o conoscete qualche ricetta tipica in Spagna legata a questo giorno? Che vi pare il fatto che le città si svuotono in Ferragosto? Chi rimane alla città in agosto sta meglio che nel resto dell’anno o della stessa estate? Sapete che in Italia il Ferragosto si è istituito, soprattutto, nell’epoca del fascismo, che organizzava delle gite per i cittadini che svuotavano le città nel giorno di Ferragosto?

La scopa



   Il gioco della Scopa rappresenta, insieme al Tressette e alla Briscola, uno dei più amati e praticati dagli italiani. Si tratta di un gioco in cui è possibile, grazie alla struttura delle sue regole, mettere in atto grandi strategie basate soprattutto sulle capacità mnemoniche.

  Molto più simile al Tressette da questo punto di vista, nella partita di Scopa è fondamentale ricordare le carte giocate dall’avversario e poter prevedere quante ne mancano ancora di un tale valore, per evitare il rischio di far fare scopa all’avversario. Ragionamento e intuito aiutano a vincere partite molto difficili ed è per questo che la Scopa è molto amata dalle persone riflessive, a differenza di altri giochi in cui è meno presente la componente mnemonica.


Regole della scopa

  
   Le regole della Scopa sono in apparenza molto semplici, e si basano sulla dinamica dei giochi di carte italiani. Ciascun giocatore seduto al tavolo o coppia, riceve tre carte dal mazziere, che successivamente ripone quattro carte scoperte a terra e il restante mazzo di carte ancora inutilizzato vicino a se.

   Il giocatore prima di mano dovrà lanciare a terra una delle carte in proprio possesso. Calando una carta dello stesso valore di una presente a terra, quel giocatore prenderà entrambe le carte, riponendole di fronte a se nell’area dedicata alle carte conquistate. È anche possibile calare una carta e prendere da terra due o più carte il cui valore sommato uguaglia il valore della carta lanciata.

   Quando a terra non rimane alcuna carta, a seguito di una presa, si dice che si è fatto “scopa”. La scopa non può essere eseguita durante l’ultima mano dell’ultimo giocatore e quindi prima dell’esaurimento delle carte della smazzata in corso. Al termine del lancio delle tre carte dei giocatori, il mazziere distribuisce nuovamente tre carte a testa, senza però riporre nuovamente le quattro carte a terra, cosa che avviene solo nella prima mano di gioco.

Il punteggio


   Alla fine della mano, ossia quando non rimangono più carte in mano ai giocatori, viene assegnato il punteggio secondo i seguenti schemi:

·         Ogni scopa totalizzata vale un punto.

  • ·         Settebello: il giocatore che ha conquistato la carta del sette di denari riceve un punto in più, per se o per la coppia.
  • ·         Maggioranza delle carte: il giocatore o la coppia che ha conquistato venti o più carte guadagna un punto. In caso la samzzata finisca in parità non vengono assegnati punti per le carte.
  • ·         Denari: il giocatore o coppia che ha conquistato cinque o più carte del seme di denari guadagna un punto. Anche in questo caso, qualora vi fosse parità non si procede all’assegnazione di punti.
  • ·         Primiera: il giocatore o la coppia che realizza la primiera guadagna un punto. La primiera è costituita dai punti conferiti della carta più alta che si ha per ogni seme. Il punteggio di ciascuna carta è dato come di seguito:

o    Il 7 vale 21 punti.
o    Il 6 vale 18 punti.
o    L’Asso vale 16 punti.
o    Il 5 vale 15 punti.
o    Il 4 vale 14 punti.
o    Il 3 vale 13 punti.
o    Il 2 vale 12 punti.
o    Le figure valgono 10 punti.

Per poter accedere alla primiera, oltre a totalizzare il punteggio di primiera più alto, è necessario possedere almeno una carta per ciascun seme di gioco, altrimenti la primiera sarà aggiudicata all’avversario, e in caso di parità di punteggio, la primiera non viene assegnata.

Obiettivo del gioco


   Nel gioco della Scopa si deve raggiungere il punteggio prestabilito prima del proprio avversario. Normalmente questo punteggio è fissato ad 11 ma in alcuni tipi di torneo viene aumentato o diminuito secondo le esigenze. Al termine di ciascun round di gioco, si sommerà il punteggio dei partecipanti, con quello acquisito nei precedenti round. Qualora entrambi i giocatori o coppie raggiungessero o superassero gli 11 punti nello stesso round di gioco, vincerà il giocatore o la coppia che avrà totalizzato il punteggio più alto. In caso di punteggio in parità (esempio 12 a 12), si continuerà il gioco fino a che non sarà rotta la parità, e decretato così il vincitore.

Dizionario della scopa


   Eccovi un interessante glossario del gioco della Scopa per consentirvi di giocare senza rischiare di non comprendere informazioni importanti sul gioco.

Palo

   È detto palo il seme di una carta di gioco. I pali sono quattro, indipendentemente dal mazzo di carte utilizzato (piacentine, napoletane ecc.) e per la precisione sono: bastoni, coppe, denari e spade.

Primiera

   Con il nome primiera si indica un punteggio, comune anche ad altri giochi, che si calcola al termine di ciascun round, La primiera vale un punto e si calcola sommando, per ognuno dei quattro semi, la carta più alta con il seguente punteggio:
carta 7: 21 punti primiera; carta 6: 18 punti primiera; carta Asso: 16 punti primiera; carta 5: 15 punti primiera; carta 4: 14 punti primiera; carta 3: 13 punti primiera; carta 2: 12 punti primiera; carta Re: 10 punti primiera; carta Cavallo: 10 punti primiera; carta Fante: 10 punti primiera. 

   Per prendere parte al conto della primiera un giocatore deve possedere almeno una carta, tra quelle prese durante la partita, per ciascuno dei quattro semi. In caso di assenza di carte di tutti e quattro semi il punteggio della primiera verrà assegnato al giocatore o squadra opposto, a patto che abbia acquisito carte di tutti e quattro semi.

Settanta

   La settanta è la primiera realizzata con tutti e quattro le carte di valore 7.

Settebello

   La carta sette di denari è detta settebello e chi la possiede al termine della partita ottiene un punto.

Smazzata

   La smazzata è la partita di gioco (o round). Su una sfida a 3 partite ad esempio si giocano tre smazzate- Su una partita a 11 punti ad esempio, si giocano tante smazzate quante ne servono per decretare un vincitore.

Ventinove

   Quando si possiede un tre e un asso dello stesso palo (o seme) si dice che si ha un ventinove.

Volo

   Usato anche nel gioco del Tressette, volare significa che si sta per giocare l’ultima carta di quel seme (o palo).

Varianti della scopa

   La Scopa, come tutti i giochi di carte italiani porta con se una buona lista di varianti del gioco originale, di seguito elencate:

Lo scopone

   Si gioca solo in coppia (4 giocatori) e mantiene intatte le principali regole del gioco della Scopa. Ad inizio partita esistono due possibilità di procedere con il gioco:
  • ·         si distribuiscono 10 carte a giocatore, non lasciando alcuna carta a terra (e questa è la versione nota come scopone scientifico)
  • ·         si distribuiscono 9 carte a giocatore, lasciandone 4 a terra come nel gioco della Scopa normale (scopone semplice)

La scopa d’assi

   La Scopa ha una variante famosa con il nome di Asso piglia tutto, nota anche come la scopa d’assi. In questa versione della Scopa, quando un giocatore lancia l’asso a terra prende tutte le carte presenti sul tavolo, anche se non si aggiunge il punto in più che invece si mantiene quando facendo Scopa in modo tradizionale. Un’ulteriore variante dell’Asso piglia tutto è caratterizzata dalla possibilità per chi cala l’asso, di decidere se prendere tutte le carte in tavola o se alcune lasciarle al loro posto. Se questa replica viene applicata rimanendo un eventuale asso sul tavolo, chi cala in seguito un altro asso può prendere esclusivamente i due assi.

Scopa a 15

   Questa è un’interessantissima variante del gioco della Scopa tradizionale, in cui l’unica modifica alle regole tradizionali è quella di generare una presa esclusivamente qualora la somma della carta giocata e quella sul tavolo che si intende prendere è quindici. Ad esempio, se sul tavolo vi sono un tre, un asso, e un sette, il giocatore giocando un quattro, può prendere l’asso, il tre ed il sette (poiché 4+3+1+7= 15).

Scopa ciapa no

   Come nel tressette a perdere, noto anche come Traversone, nella variante della Scopa detta ciapa no, vince la squadra che realizza il punteggio più basso al termine di ciascuna smazzata. Perde la squadra che per prima raggiunge il punteggio di 21. La strategia di gioco è ovviamente invertita, e dovendo perdere, tutto viene sovvertito.

La cirulla

   La cirulla è una delle varianti della scopa più divertenti, vivace, veloce e ricca di imprevisti e di continui “ribaltoni”, giocata in tutta l’Italia e in cui è accentuata la componente aleatoria, poiché l’abilità viene meno in favore della fortuna, molto importante in questa versione della scopa.

   Si pratica con un mazzo di carte da poker a cui si tolgono i jolly e le figure, generando così un mazzo di 40 carte, o con un mazzo di carte genovesi. La prima differenza sostanziale con la scopa è che appena date le carte, il mazziere conta le quattro scoperte a terra, sommandone i punteggi. Se la somma dei valori delle carte corrisponde a 15, il mazziere le fa diventare una propria presa, facendo scopa.

   Qualora a terra ci fossero 30 punti, il mazziere si segnerà due scope.

   Tra le altre regole della Cirulla, che si aggiungono al regolamento base della scopa, vi sono le seguenti:

  • ·         se la somma delle carte che si possedono dopo la distribuzione delle carte da parte del mazziere è 9, il giocatore ha in mano una cirulla, famosa anche con il termine buona da tre e guadagna il punteggio identico a tre scope (quindi +3). Per conseguire questi tre punti il giocatore deve dichiarare la Cirulla prima di calare una delle tre carte, ma non ad inizio turno, ossia quando a giocare sono gli altri giocatori
  • ·         se un giocatore possiede tre carte dello stesso valore, il giocatore ha un decino, o una buona di dieci, che gli frutterà ben 10 scope. Anche nel caso del Decino, la dichiarazione va eseguita al proprio turno e prima di giocare una carta
  • ·         se nelle carte a terra iniziali ci sono due o più assi, la mano è nulla e si va a monte, con una nuova distribuzione di carte
  • ·         vale la regola dell’asso piglia tutto a meno che a terra non vi sia una altro asso. In tal caso giocando l’asso, il giocatore prenderà solo l’asso a terra, ad eccezione del caso in cui possa realizzare una presa da 15 punti. In tal caso prenderà tutte le carte a terra, asso compreso
  • ·         l’asso non può prendere tutto (facendo scopa) se a terra non ci sono carte (quindi giocandolo a seguito della scopa da parte di un altro giocatore)
  • ·         il sette di cuori è considerato matta, quindi un vero e proprio jolly che assume il valore di qualsiasi carta scelto da chi ne è in possesso, ma solo nel caso in cui il valore scelto permette di conquistare una Cirulla o un Decino. Una volta che gli è stato assegnato un valore, la matta rimarrà tale fino al termine del round di gioco, compreso il calcolo dei punteggi, dove però mantiene il valore nel calcolo della Primiera
  • ·         qualora un giocatore o una squadra prendesse tutte le carte di quadri, eseguirà il Cappotto, vincendo la intera partita, a dispetto del punteggio totalizzato fino a quel momento dagli altri giocatori
  • ·         l’ultima carta messa a terra durante una smazzata non potrà mai produrre una scopa.

Storia della Scopa

 

   Come per altri giochi di carte, anche per la Scopa le origini sono incerte, mentre l’evoluzione è tracciata in alcune pietre miliari indiscutibili, La scopa è considerata un gioco molto antico e che risale lontano nel tempo, e si ritiene sia nato per diretta discendenza da un gioco spagnolo, chiamato escoba, che mantiene molto stretto il regolamento con la Scopa giocata nel nostro paese.
   Sempre di origine spagnola è l’altra ipotesi, ossia quella per cui la Scopa tragga origine da due giochi iberici dai nomi di Primiera e Scarabucion, molto in voga nel ‘400.
   La tradizione italiana narra invece di questo affascinante gioco pratticato nel ‘400 a Napoli, e precisamente nel porto di Napoli, dove pescatori e pirati si giocavano i bottini conquistati con le razzie delle abitazioni dei nobili o con i bottini conquistati nell’assalto alle navi mercantili.


   Hai giocato qualche volta alla scopa? Ti sembra un gioco divertente? È difficile di giocare? Hai giocato qualche volta al gioco spagnolo della escoba? Si assomigliano molto? Hanno parecchie regole simili?



Vi lascio un link su YouTube dove si può vedere come si gioca alla scopa:
https://www.youtube.com/watch?v=scfG8PLrC-A

martes, 9 de agosto de 2016

Ci sei o ci fai?



    Adesso condivido con voi una post messa in un blog dove si parla di frasi fatte e modi di dire per farsi capire in spagnolo, da un blogger che abita a Barcellona e che si è stupito da non capire i modi di dire degli spagnoli, soprattutto nel fatto che non si possano tradurre letteralmente col rischio di avere un vero imbroglio in testa.


(estratto da blog.zingarate.com/barcellona/frasi-fatte-e-modi-dire-per-farsi-capire-in-spagnolo.html)




   Oggi, pensando a cosa scrivere su questo blog, ho avuto improvvisamente un flashback e mi sono ricordata del primo periodo passato a Barcellona quando iniziavo a comunicare in spagnolo.

   Ricordo che nonostante non avessi grandi problemi a parlare in questa lingua non riuscivo mai ad esprimere con esattezza il concetto che avevo in testa: un po’ per colpa della mia ancora prematura dimestichezza con la lingua, un po’ per l’incapacità di comprendere i modi di dire che ogni volta si presentavano nelle conversazioni. Gli spagnoli, infatti, si servono molto spesso di fantasiose espressioni per comunicare ciò che hanno in mente.

   Queste espressioni, a mio parere, sono fondamentali per entrare attivamente in una normale conversazione e, per questo motivo, voglio elencarvi le frasi fatte e i modi di dire che più potrebbero esservi utili per esprimervi in spagnolo.

   Alcune sono davvero curiose:

·         Tomar el pelo: prendere in giro (letteralmente prendere il pelo o il capello).

·         Vender la moto: vendere una cosa per ciò che non è.

·         Estar como un tren: essere uno schianto.

·         Estar como una regadera: essere pazzo (per la cronaca: la regadera è il bagnafiori).

·         Estar como una cabra: essere pazzo.

·         Marear la perdiz: girare intorno all’argomento per far perdere tempo (la perdiz è la pernice).

·         Estar de mala leche: stare di cattivo umore.

·         Darle caña: mettere energia e volontà nel fare una cosa.

·         Buen rollo o buena onda: buona sintonía tra persone.

·         Pegar el palo: ingannare.

·         Matar dos pájaros de un tiro: prendere due piccioni con una fava.

·         Ser la hostia o ser un crack: essere molto bravo nel fare una cosa.

·         Petardo: letteralmente significa petardo, colloquialmente kitsch.

·         Música petarda: musica kitsch (Raffaella Carrà la considerano abbastanza petarda).

·         De golpe: all’improvviso.

·         Pasarse un huevo o pasarse tres pueblos: esagerare.

·         Ser más majo que las pesetas: essere davvero simpatico.

·         Mola: è una figata.

·         Guay: fantastico o qualcosa alla moda.

·         Tío o tía: letteralmente significa zio o zia, colloquialmente si usa soprattutto tra i giovani per rivolgersi la parola: qué tal tío? > come stai amico?

·         Darle vueltas: riflettere ripetutamente su un argomento.

·         Comerse la cabeza o comerse el tarro: pensare in modo ossessivo su un argomento.

·         Tirar la casa por la ventana: fare spese superiori alle proprie possibilità.

·         Hacer el primo: farsi ingannare facilmente.

·         No dar palo al agua: non far nulla.

·         Tener mucha cara: avere la faccia tosta.

·         Hacer la vista gorda: credere a ciò che una persona racconta senza rendersi conto di quale sià la realtà.

·         Estar a dos velas: stare senza soldi.

·         Comerse el marrón: farsi carico di un problema proprio o di qualcun altro.

·         Estar empanado: intontito per la stanchezza o per altre ragioni.

E dulcis in fundo..., la frase più utile:

·         Eres tonto o te lo haces?: CI SEI O CI FAI?




    Dopo aver letto questa post sul blog, considerate che un spagnolo abbia la stessa impressione quando va in Italia ad abitare? È difficile per un catalano o per un spagnolo di capire quei modi di dire o frasi fatte che usano gli italiani nella sua quotidianeità? Se volete, potete dare esempi di modi di dire e frasi fatte che vi stupiscono lo stesso che a un italiano a Barcellona (o a qualsiasi altra città o paesino del nostro paese)...