jueves, 22 de septiembre de 2016

I catalani dell’Italia: la città di Alghero



(www.minoranze-linguistiche-scuola.it/catalano/, a cura di D. Morelli e T. Senesi)

Alghero (l’Alguer in catalano), situata nella Sardegna nord-occidentale, viene denominata “la Barceloneta de Sardegna” per la massicia migrazione di persone provinienti dalla Catalogna.

Fondata approssimativamente nel secolo XII dalla potente famiglia genovese dei Doria, fu conquistata definitivamente da Pietro IV d’Aragona il 19 novembre 1354. Da quella data Alghero viene di fatto unita alla Corona di Aragona e le cariche pubbliche riservate ai catalani.

Dopo l’Unità d’Italia il catalano di Alghero, rimasto isolato dalla madrepatria, da un lato ha mantenuto la sua arcaicità e dall’altro ha comunque subito influenze (del castigliano e del sardo prima, e dell’italiano poi) soprattutto nella formazione di vocaboli moderni.

Il catalano di Alghero è stato riconosciuto dallo Stato Italiano e dalla Regione Autonoma della Sardegna come lingua minoritaria.

Le stradine acciottolate che ancora oggi conservano i loro nomi catalani, l’architettura dei suoi palazzi e degli edifici religiosi: Plaça Cívica, Palazzo d’Albis, la Chiesa di San Michele, le Torri perfettamente incastonate nei secolari bastioni senza dimenticare la Chiesa di San Francesco e la Cattedrale di Santa Maria, emblemi dello stile gotico-catalano in Sardegna.

L’artigianato locale si fa espressione di una tradizione culturale ricca di elementi decorativi simbolici di varie origini: è ricorrente il motivo dei due pavoni simmetricamente situati presso l’albero cosmico (tema passato dalla Persia all’Islam e da qui alla Spagna) ad esprimere la dualità della psiche umana che riceve la vita dal Principio dell’Unità.

Tappeti, arazzi, utensili in legno, ceramiche, appaiono correlati tra loro da una varietà di motivi iconografici nei quali ritualità, simbolismo, religione e magia s’intrecciano in linee semplici ed essenziali.

La pesca e la lavorazione del corallo, risalente al periodo catalano, continua ad essere una delle componenti fondamentali della vita economica e sociale della città.

Associazioni culturali importanti promuovono  tutta una serie di inziative culturali: conferenze, convegni, premi letterari, mostre.

Dal 1988 l’Obra Cultural ha realizzato la Biblioteca Catalana e organizza corsi di lingua catalana, attività musicali, teatrali e poetiche.

Frequento sono i contatti fra la Barceloneta della Sardegna e la Catalogna, anche a livello ufficiale. 



Riconoscimento della lingua catalana

L’articolo 2 della legge 482 del 15 dicembre 1999 della Repubblica Italiana sulle Norme materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche riconosce il catalano con queste parole: “In attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo.”

L’articolo 2 comma 4 della Legge Regionale dell’11 settembre 1997 della Regione Atonoma della Sardegna sulla promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna riconosce il catalano con queste parole: “La medesima valenza attribuita alla cultura ed alla lingua sarda è riconosciuta, con riferimento al territorio interessato, alla cultura ed alla lingua catalana di Alghero, al tabarchino delle isole del Sulcis, al dialetto sassarese e a quello gallurese”.

In seguito ad un accordo tra Comune, il Ministero dell’Istruzione, il Provveditorato regionale e l’ente governativo catalano, è arrivata l’effettiva ufficializzazione di bilinguismo paritario, essendo l’algherese previsto come materia scolastica obbligatoria dall’anno scolastico 2012-2013 in poi (obiettivo, finora, non ancora raggiunto nel caso del sardo stesso e delle altre lingue parlate nell’isola).

Storia del catalano ad Alghero

La presenza dominante del catalano ad Alghero risale al XIV secolo, con l’espulsione nel 1372 da parte dei conquistatori catalano-aragonesi delle popolazioni sarde e genovesi (deportate nella Penisola Iberica e nelle Baleari come schiavi) a seguito di una ribellione e la loro sostituzione con genti venute dall’interno della Catalogna. La ciità viene di fatto unita alla corona di Aragona e le cariche pubbliche riservate ai catalani.

Le successive immigrazioni sarde nella città hanno a loro volta assunto il catalano come lingua di prestigio. Rimato isolato dalla madrepatria, il catalano di Alghero da un lato ha mantenuto la sua arcaicità e dall’altro ha comunque subito influenze, del castigliano e del sardo prima, e dell’italiano poi (soprattutto nella formazione di vocaboli moderni).

Durante il fascismo il catalano di Alghero, coerentemente con le politiche di italianizzazione, fu osteggiato e la sua area di difussione si redusse al centro storico di Alghero. Con la fondazione della frazione di Fertilia, situata alla periferia nord di Alghero, il regime si vantava di avere riportato in città gli “abitanti autoctoni” (cacciati nelle campagne dai Catalani nel 1372).
Attualmente il catalano di Alghero è stato riconosciuto dalla Repubblica Italiana e dalla Regione Sardegna come lingua minoritaria.

Stradario del centro storico della città di Alghero con i nomi catalani delle strade (ci mancano alcune, forse le più importanti, perché hanno diversi nomi secondo il pezzo della strada dove ci sia)


Diffusione dell’algherese

I quartieri “Centro Storico” e “Mercede” di Alghero sono tradizionalmente di lingua catalana ed è dove nel 2012 sarebbe parlata.

Il catalano algherese è diffuso in Sardegna nella città fortificata di Alghero, dove è compreso da circa il 60% della popolazione e parlato da circa il 20% della stessa. Nel territorio comunale è comunque presente unitamente al sardo logudorese, compreso dal 49,8% degli abitanti. Storicamente infatti l’uso del catalano era perlopiù limitato alla città intra moenia (ossia ai quartieri del Centro Storico e della Mercede) e a parte della costa frequentata dai pescatori algheresi, visto che l’agro, come dimostrano alcuni toponimi quali Sa Segada, Sa Londra o Pala Pirastru, è sempre stato prevalentemente logudoresofono.

Nel 2012 il 22% dei circa 40.000 abitanti di Alghero parla il catalano algherese, ma tra i giovani in età scolastica solo il 12% del totale, ragione per cui dall’UNESCO viene considerato a rischio di estinzione (endangered).

Stime diffusione del catalano algherese ad Alghero

Ricerca sociolinguistica della Regione Sardegna

Fonte: le lingue dei sardi, ricerca sociolinguistica, anno 2007


Prima lingua
Lingua d’uso abituale
Italiano
64,9%
83,3%
Catalano Algherese
22,8%
13,9%
Sardo
12,3%
2,8%

Inchiesta della Generalitat de Catalunya

Fonte: Generalitat de Catalunya, anno 2004


Prima lingua
Lingua d’uso abituale
Italiano
59,2%
83,0%
Catalano Algherese
22,4%
13,9%
Sardo
12,3%
2,8%
Altro
6,1%
0,3%


Lascio un sito sul YouTube in cui si parla del catalano e la sua situazione alla città di Alghero:  https://www.youtube.com/watch?v=iwthCIwMdZU



Associazioni di tutela per l’algherese

Centre d’Estudis Algueresos

Il Centre d’Estudis Algueresos (in italiano Centro di Studi Algheresi) è un’associazione culturale fondata nel 1952 per promuovere la conoscenza dell’algherese. Il fondatore fu Rafael Sari che divenne primo segretario, mentre che Rafael Catardi fu presidente dal 1952 al 1961 e nel 1971, e Antoni Simon Mossa dal 1961 al 1971.

Pubblica la rivista Renaixença Nova dal 1960, e organizzò i Jocs Florals ad Alghero nel 1960 e nel 1961. Nel 1972 cominciò a produrre dischi in algherese.

Escola de Alguerés Pascual Scanu

L’Escola de Alguerés Pascual Scanu (in italiano Scuola di Algherese Pascual Scanu) è una scuola fondata nel 1982 da Josep Sanna per l’insegnamento dell’algherese alle nuove generazioni. Fa corsi di lingua, letteratura e storia catalana, tutti gratuiti e si chiama così in onore dello scrittore e linguista algherese Pascual Scanu. Il suo direttore è Antonu Nughes, la scuola pubblica il periodico L’Alguer in catalano. L’insegnamento nella scuola si svolge in algherese e in catalano standard, per recuperare il dialetto che poteva andar perso. Collabora con l’Obra Cultural de l’Alguer.

Associació per a la Salvaguarda del Patrimoni Historicocultural de l’Alguer

L’Associació per a la Salvaguarda del Patrimoni Historicocultural de l’Alguer (in italiano Associazione per la Salvaguardia del Patrimonio Storico Culturale di Alghero) nasce nel 1988 col fine di contribuire alla tutela del patrimonio artistico-architettonico cittadino di rilevanza storica e del patrimonio linguistico, seriamente minacciato dal processo di sostituzione di linguaggio operato dall’italiano e dall’influenza dei media. Dal 1990 organizza corsi gratuiti di algherese e dal 1994 ai primi anni 2000 ha portato il catalano d’Alghero nelle scuole pubbliche durante le ore extracurriculari con insegnanti di algherese che lavoravano al fianco dei professori titolari. Dal 1998 al 2004 ha organizzato corsi di aggiornamento per insegnanti, regolarmente approvati dal provveditorato agli Studi di Sassari. Oltre alle lezioni di algherese e alla conduzione del Coro Francesc Manunta organizza anche seminari di drammatizzazione in algherese che si concludono con rappresentazioni teatrali.


Caratteristiche della variante del catalano algherese

Rispetto al catalano standard si rilevano alcune differenze nel lessico e nella pronuncia dovute alla sua arcaicità o alle differenti influenze esterne:

-          Gli articoli sono per il maschile lo/los, come nel catalano arcaico e tuttora in alcune zone dei dialetti nordoccidentali (pronunciato lu/lus; in fonetica sintattica dopo vocale possono semplificarsi in vari modi: lo perde l’elemento vocalico: con la testa=amb lo cap=/ama l’kap/; los perde l’elemento vocalico se si trova tra vocali: con gli amici=amb los amics=/ama ldz a’mics/, tra vocale e consonante può perdere la consonante iniziale: con i compagni=amb los companyons=/ama us kumpa’ñonts/, oppure ridursi alla sola marca del plurale: /ama s kumpa’ñonts/) e per il femminile la/les (pronunciato la/las). Nel catalano standard di Barcellona gli articoli determinativi sono el/els, la/les;

-          Sostituzione di –r– con –l–: port>polt, sard>saldu, persona>palzona, corda>colda, portal>pultal, Sardenya>Saldegna; fenomeno comune nel Nord Sardegna al sardo logudorese settentrionale, al sassarese e al gallurese;

-          L’assimilazione di – rl – > l·l, come in dialetto baleare: parlar>pal·là, burlar>bul·là;

-          L’assimilazione di – dr – (etimologico o secondario) > rr:  pedra>pérra, padrina>parrina, dormir>dromí>rrumì;

-          Rotacismo l > r: blanc>branc, plana>prana, clau>crau, vular>vurà, plaça>prassa, ungla>ungra, plena>prena, Barceloneta>Balsaruneta, vila>vira, escola>ascora, come anche in sassarese;

-          Sostituzione anche in d > r: cada>cara, vida>vira, bleda>brera, roda>rora, codony>corom;

-          Pronuncia in –a­– della –e– atona (non accentata): persona>palsona, estar>astà, alguerés>algarés, fenomeno comune al dominio catalano orientale e al sassarese parlato a Castelsardo; anche in posizione finale, dove per esempio dà luogo al cambio –re> –ra: escriure>ascriura, veure>veura, lladre>llarra, sempre>sempra;

-          Pronuncia in –u– della –o– atona (non accentata): portal>pultal, lo>lu, los>lus, dolor>durò, obrir>ubrì, ma òbri (imperativo apri), come nel catalano orientale;

-          –r muta in posizione finale: anar>anà, saber>sabé, fugir>fugì, l’Alguer>l’Alghé, volar>vurà, come nei dialetti catalani orientali;

-          La conservazione della v– come fonema distinto da b–, similmente al catalano delle Baleari e al valenziano;

-          La trasformazione della –e– in –i–: estiu>istiu, vestir>vistì, llegir>lligì, come nel catalano rossellonese;

-          La semplificazione (recente e non totale) dell’esito finale –ny>–n e –ll>–l: any>an, puny>pun, fill>fil, vell>vel, cavall>caval;

-          Arcaismo in alcune parole: almanco (pronunciato almancu) per almenys, espada (pronunciato aspara) per espasa, e come in altri dialetti catalani, servici (pronunciato salvìssi) per servei, paréixer (pronunciato parèisciar) per semblar;

-          Conservazione dell’uscita in consonante sorda della 1ª persona singolare del presente indicativo: inf. creure> crec, conéixer> coneix (catalano conec e barbarismo coneixo), vivir> viv (catalano visc), parlar> parl (pronunciati pal·là/pal, e in catalano parlo);

-          Presenza delle sole forme forti dei pronomi personali atoni come in altri dialetti catalani (arcaismo): me (pronunciato ma), te (pronunciato ta), se (pronunciato sa), nos (pronunciato nus/mus), vos (pronunciato vus), se (pronunciato sa) contro il catalano standard centrale em, et, es, ens (sono anche ammessi e praticati negli altri substandard catalani: me, te, se, nos, vos, se);

-          Iodizzazione in alcuni vocaboli aventi –ll: Vallverd>Vaivelt, Mallorquí>Maiorchì;

-          Forte tendenza alla metatesi dei nessi in vibrante: fabrica>frabica, forment>frument, patró>prató, Febrer>Frabé, dormir>dromir>rrumí, come in sassarese e in alcune varianti del sardo;

-          Utilizzo di termini differenti dal catalano standard (o costituenti arcaismi o varianti stilistiche minori), anche per influenza castigliana, sarda e italiana: ama  per amb; iglesia  al posto di església (forma preferente nella lingua standard), llumera per llum, marina  per mar, ont  e quant (arcaismi) per on e quan, cavidani  per setembre, eba  per egua, fatxada  per façana (ammesso nel dizionario dell’Institut d’Estudis Catalans, cioè l’accademia della lingua catalana), fortuna  per sort (anche nel dizionario dell’Institut d’Estudis Catalans), lletra  per carta (anche nel dizionario dell’Institut d’Estudis Catalans), campsant per cementiri (sardismo), fatxa per cara (italianismo);

La maggior parte di queste particolarità fonosintattiche non viene convenzionalmente riportata nello scritto, che adotta spesso le regole di trascrizione del catalano ufficializzato; tale tipo di manovre è oggetto di critica da parte di alcuni, che temono il rischio di un’assimilazione a scopo politico da parte del modello standard rendendo, paradossalmente, l’algherese ancora più vulnerabile.

I mesi

I nomi dei mesi in algherese sono sostanzialmente uguali a quelli in catalano standard, con l’aggiunta di quattro denominazioni tipiche dell’algherese e derivate dal sardo: cavidani per setembre (sardo Cabudanni/Cabidanne), santuaini per octubre (sardo Santu Aine), santandria per novembre (sardo Sant’Andria) e nadal per desembre (sardo Nadale). Può essere usato indifferentemente l’uno o l’altro nome, ciò nonostante la tendenza è quella di scriverli secondo la variante catalana ufficiale.

Stagioni dell’anno

I nomi delle stagioni dell’anno sono anche sostanzialmente uguali a quelli in catalano standard, a eccezione dell’autunno, che ha una denominazione tipica dell’algherese e derivata dal sardo: autunjo (pronunciata atunju, sardo atongiu), e l’aggiunta di una denominazione anche tipica dell’algherese e derivata dal sardo per denominare la primavera, che è verano (pronunciata varanu, sardo beranu).

 
Vi lascio un video della cantante algherese Franca Masu, in catalano algherese, che si chiama Almablava


Comincio qui una serie di entrate sul blog in cui si parlerà delle minoranze linguistiche che ci sono in Italia. Abbiamo iniziato dall'algherese, perché noi barcellonesi oppure italiani che abitano Barcellona,  forse conosciamo bene il catalano, e siccome l'algherese è un dialetto del catalano che si parla in Sardegna, mi è sembrato benissimo cominciare con questa minoranza linguistica parlata in Italia.

Per parlare un po', conoscete la città dell'Alghero? Vi siete andati in qualche occasione? Avete sentito a qualche abitante della città parlare in catalano algherese?

Da un'altra parte, nel tuo paese, ci sono delle minoranze linguistiche, dello stesso modo che ci sono in Italia? Parlatevi se conoscete qualche lingua o dialetto che, purtroppo, stia sul punto di sparire ingolato dalla lingua ufficiale. 


No hay comentarios:

Publicar un comentario